Torino - “Le imprese femminili hanno pagato il prezzo più alto a causa della crisi pandemica, pensiamo ad esempio ai servizi alla persona come le parrucchiere e le estetiste, (le prime chiusure durante il lockdown e le ultime aperture), alle imprese legate alla moda o quelle che svolgono attività riconducibili al turismo o agli eventi, alle quali si collegano le pasticcerie e la ristorazione, le pulitintolavanderie: tutte imprese ad alta vocazione imprenditoriale femminile. Imprese rosa, che hanno anche saputo affrontare le difficoltà con uno spirito guerriero, cercando di modificare in itinere gli obiettivi da raggiungere, applicando una delle doti femminili più rappresentative: la vocazione naturale al cambiamento”.
Con queste parole, Sara Origlia titolare di un laboratorio artigianale di pasticceria secca e Presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Imprese Piemonte, ha commentato i dati sull’imprenditoria femminile in Piemonte, elaborati da Unioncamere Piemonte.
A fine dicembre 2021 le imprese femminili con sede in Piemonte ammontavano a 96.433 unità, in aumento rispetto alle 95.879 del 2020, ma ancora leggermente inferiori rispetto alle 96.591 di fine 2019. Le aziende in rosa rappresentano una fetta importante del tessuto imprenditoriale regionale, raggiungendo una quota del 22,5% delle imprese complessivamente registrate in Piemonte.
Nel corso del 2021, il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi ha registrato la nascita di 6.138 imprese femminili, a fronte delle 5.403 che hanno, invece, cessato la propria attività (al netto delle cancellazioni d’ufficio): il saldo tra i due flussi è risultato, dunque, positivo per 735 unità, traducendosi in un tasso di crescita del +0,8%.
Sebbene il dato sia meno brillante rispetto a quello del sistema imprenditoriale valutato nel suo complesso (+1,1%), l’imprenditoria femminile piemontese manifesta una maggiore vivacità, sia in termini di natalità (tasso del 6,4%, a fronte del 5,9% registrato per il totale delle imprese), che di mortalità (tasso del 5,6%, contro un 4,8%). La dinamica mostrata dalla componente femminile del tessuto imprenditoriale piemontese appare, tuttavia, meno intensa rispetto a quanto osservato a livello complessivo nazionale (+1,5%).
“Lo tsunami della pandemia – continua Origlia – non ha spento la vocazione imprenditoriale femminile, anche se abbiamo compreso ancora una volta come nel nostro Paese c’è un grande problema ancora insoluto: la conciliazione lavoro-famiglia, soprattutto in questi anni in cui le imprenditrici hanno dovuto dividersi in quattro per affrontare problemi aziendali, dedicarsi alla cura della famiglia, con le chiusure di scuole e asili. A questo punto, considerati i numeri in crescita relativi alle imprese condotte da donne in Piemonte, chiediamo politiche di sostegno che aiutino le donne ad uscire da questa situazione che le ha gravemente penalizzate sia sul piano personale, sia lavorativo”.
L’Italia è al primo posto in Europa per il maggior numero d’imprese a conduzione femminile, ben 1.336.227. Se l’Italia è il “Paese dell’anno”, come ha decretato “The Economist”, questo numero dimostra che il merito è anche delle donne e della loro grande capacità di reagire e affrontare un momento così difficile come quello vissuto con la pandemia.
“Le imprese femminili – rimarca Origlia – hanno dimostrato grande capacità di resilienza, coraggio e capacità di adattamento. Ogni giorno devono affrontare gli effetti economici della pandemia ancora in corso e il rincaro delle materie prime, del gas e dell’elettricità. che stanno penalizzando in maniera trasversale tutte le imprese. Gli ultimi dati di Unioncamere evidenziano una crescita in Piemonte delle imprese condotte da donne. Questo significa che nonostante tutte le difficoltà, le donne non mollano, dimostrando una capacità di adattamento e forte volontà”.
“Abbiamo, però, bisogno – conclude Origlia – di un welfare a misura di donna che lavora e che svolge un’attività indipendente. Occorre canalizzare risorse per sostenere l’imprenditoria femminile, che concorre in modo determinante alla tenuta economica del nostro Paese, con azioni volte a incentivare la partecipazione femminile all’attività d’impresa, supportandone le competenze e la creatività per l’avvio di nuove iniziative economiche e la realizzazione di progetti innovativi, attraverso finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto”.