Torino - L’Ufficio Studi Confartigianato Piemonte sulla base della rilevazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato nazionale, ha elaborato alcuni dati che riguardano il mondo del lavoro, l’alternanza scuola-lavoro e l’apprendistato. Per quanto riguarda il mercato del lavoro giovanile, nel 2017 si osserva in Piemonte un miglioramento rispetto all’anno precedente con un tasso di occupazione degli under 25enni in crescita di 1,6 punti rispetto al 2016 e per quello dei giovani tra i 25 ed i 34 anni in aumento di un punto. Si registra un tasso di disoccupazione in calo per gli under 25 di 3 punti e per i giovani tra 25-34 anni in diminuzione di 0,8 punti. Occorre, però, notare che non sono ancora stati recuperati i livelli pre–crisi. Gli under 25 mostrano un tasso di occupazione inferiore di 10,7 punti rispetto all’anno pre–crisi 2007 e un tasso di disoccupazione superiore di 18,5 punti, mentre i giovani tra 25-34 anni presentano un tasso di occupazione più basso di 10,2 punti rispetto al 2007 e un tasso di disoccupazione superiore di 7,9 punti. Diminuiscono anche i Neet-giovani tra 15 e 34 anni che non studiano e non lavorano-che rispetto al picco del 2013 nel 2017 sono il 10,8% in meno; ma anche in tal caso risultano superiori (+ 41,9%) ai 119 mila Neet che si contavano nel 2007. In merito all’apprendistato osserviamo un apporto positivo sull’andamento dell’occupazione giovanile. Infatti, l’analisi dei flussi del mercato del lavoro evidenzia che nel 2017 in Piemonte le nuove assunzioni nel settore privato sono state 445.696, in crescita del 23,6% rispetto al 2016; tale maggiore crescita deriva anche dall’aumento – dopo quella dei contratti a termine – delle assunzioni di apprendisti (+ 16,5%), che nel 2017 sono state pari a 23.277 unità, il massimo dal 2015, quando il contratto di apprendistato è stato “spiazzato” dalla decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato.
“Confartigianato Imprese Piemonte ha più volte messo in evidenza l’importanza dell’apprendistato come canale di accesso privilegiato al mercato del lavoro per i giovani - sottolinea Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte - L’artigianato è il comparto che fa maggiormente ricorso all’apprendistato nelle assunzioni di giovani. Infatti, la quota di assunzioni di giovani di età inferiore ai 30 anni preventivata da imprese artigiane piemontesi con rapporti di lavoro dipendente in apprendistato, pari al 35,0%, risulta nettamente superiore alla quota del 21,5% rilevata per le imprese non artigiane.”
Inoltre, il Piemonte occupa, insieme alla Toscana, la terza posizione nella classifica nazionale con una più alta propensione ad utilizzare il contratto di apprendistato: su 100 rapporti di lavoro attivati, 5,1 riguardano apprendisti. A livello provinciale si osserva (dati riferiti al 2017) la percentuale più alta sul totale apprendisti a Torino (50,88%), segue Cuneo (19,03%), Alessandria (7,07%), Novara (6,39%), Asti (5,71%), Vercelli (4,34%), Biella (3,69%), e infine Verbano-Cusio-Ossola 2,89%. Per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, è noto che tale strumento è stato introdotto come percorso obbligatorio dell’ultimo triennio delle scuole superiori, con lo scopo di superare le criticità della bassa interazione tra scuola e mercato del lavoro così da facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Sulla partecipazione alle imprese ai percorsi di alternanza influiscono le condizioni del mercato del lavoro: analizzando i dati delle Regioni italiane si osserva che al decrescere del tasso di disoccupazione tende a crescere la quota di imprese che ospitano studenti in alternanza scuola lavoro.
In Piemonte nel 2017 la propensione ad ospitare studenti in alternanza scuola lavoro è pari al 14,5% delle imprese con dipendenti; tale valore colloca la nostra Regione al sesto posto nella classifica nazionale, risultando superiore alla media nazionale che si attesta sull’11,9%. A livello provinciale si osserva una maggiore propensione ad ospitare studenti in alternanza a Vercelli (19%) e Biella (17,9%), segue Novara (16,5%), Cuneo (16,1%), Asti (15%) infine sotto la media piemontese: Verbano- Cusio- Ossola (14,2%), Alessandria (13,8%) e fanalino di coda Torino (13,1%).
“L’alternanza scuola-lavoro - sottolinea Felici - può essere un primo passo per ridurre il divario tra azienda e nuove generazioni. Far incontrare il sapere ed il saper fare può contribuire a far conoscere il valore potenziale dell’artigianato come sbocco professionale, un’occasione per modellare il proprio avvenire sulle proprie abilità, competenze e passioni. L’opportunità che l’impresa offre ai giovani tirocinanti incarna quella valenza sociale propria del fare impresa. L’alternanza scuola-lavoro può aiutare anche ad arginare il fenomeno relativo alla perdita dei vecchi mestieri artigiani – conclude Felici - che rischiano l’estinzione e a reperire nuovi profili professionali.”
Per analizzare la difficoltà di riferimento per professione abbiamo preso a riferimento le figure professionali più richieste dalle imprese artigiane secondo l’ultima rilevazione disponibile del sistema Excelsior dedicata all’artigianato (Unioncamere-Ministero del lavoro, 2015). Complessivamente la rilevazione indica 128 professioni maggiormente richieste dall’artigianato, pari a poco meno di un terzo (31,9%) delle 401 professioni richieste dalle imprese nel 2017.
In particolare risultano più difficili da reperire - con una quota più che doppia della media del 21,5% rilevata per il totale imprese - le seguenti 19 figure professionali: Tecnici programmatori (difficoltà di reperimento del 57,0%), Tecnici esperti in applicazioni (55,6%), Analisti e progettisti di software (55,5%), Tecnici meccanici (55,3%), Elettrotecnici (54,9%), Ponteggiatori (53,7%), Altre professioni tecniche della salute (52,3%), Tecnici della produzione e preparazione alimentare (51,9%), Attrezzisti di macchine utensili e professioni assimilate (51,4%), Sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai (51,1%), Ingegneri energetici e meccanici (50,8%), Tecnici elettronici (50,6%), Operai addetti a macchinari per la filatura e la bobinatura (50,2%), Saldatori e tagliatori a fiamma (48,8%), Disegnatori industriali e professioni assimilate (47,1%), Conciatori di pelli e di pellicce (44,4%), Specialisti di saldatura elettrica e a norme ASME (44,1%), Operai macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali (43,2%) e Tecnici della produzione manifatturiera (43,1%). Si evidenzia che in questo gruppo con maggiore difficoltà di reperimento prevalgonoprofili riferiti a processi di investimento sostenuti dagli incentivi di “Impresa 4.0.”.