Torino - Le aziende piemontesi chiedono alla Regione servizi qualificati per aggredire i mercati emergenti, in particolare Brasile, Russia, India e Cina, e il mercato americano. Fra i servizi richiesti figurano ai primi posti la ricerca di clienti, fornitori, partner, la consulenza legale e finanziaria e la disponibilità di studi di settore e di mercato per cogliere le nuove opportunità di sbocco dei loro prodotti. Sono, in sintesi, i risultati dell’indagine con cui la Regione, mediante Ceipiemonte e con la collaborazione dell'Unione Industriale di Torino, ha chiesto a 728 imprese quali fossero gli incentivi più adatti secondo le proprie esigenze a supportare i processi di internazionalizzazione delle aziende. Un questionario, condotto nel luglio scorso, che si propone di fornire all'ente istituzionale indicazioni e suggerimenti sui contenuti e sulle modalità dell’intervento regionale a sostegno dei programmi di supporto all'export. Fra i tipi di incentivi che la Regione può mettere a disposizione le aziende privilegiano ampiamente lo sgravio fiscale, il voucher e il contributo a fondo perduto.
"Abbiamo voluto fortemente questa indagine - commenta l'assessore allo Sviluppo economico, Massimo Giordano - per tenere fede ad uno dei principi più importanti che ispira la nostra azione sin dai primi giorni di legislatura, ovvero saperci confrontare e dialogare con il sistema produttivo. Nel Piano per la competitività, del resto, abbiamo scritto come uno dei valori più significativi per una buona amministrazione sia saper correggere i propri errori. Da qui nasce l'idea di questo sondaggio, che ha il merito di informarci sulle prioritarie esigenze delle nostre imprese e ci conforta sapere che tra i provvedimenti più richiesti ci siano proprio le misure che abbiamo costruito in questi mesi. Continueremo a lavorare su questa strada e, attraverso il Piano per l'internazionalizzazione, sapremo ancora meglio tradurre tali esigenze in provvedimenti concreti ed efficaci".
"Rivolgersi direttamente alle imprese per cercare di intercettare le loro esigenze, aspettative, desiderata è il punto di partenza ideale per poter programmare adeguate linee di sviluppo - sostiene Giuseppe Donato, presidente del Centro estero per l’internazionalizzazione - La Regione dà un segnale di forte concretezza con questa scelta, che poi, operativamente, nella gestione del questionario, ha affidato a noi, sua in house. Abbiamo coinvolto nella diffusione anche i nostri soci e approntato un software per l’elaborazione dei dati. Il tema dell’internazionalizzazione del Piemonte merita grande attenzione, come evidenziano i dati del primo semestre dell'anno, dove le aziende piemontesi, in uno scenario mondiale di contrazione, sono state capaci di far registrare un +14,7% di export, con 19,2 miliardi di euro”.
Per le imprese piemontesi l’export rappresenta la “valvola” di gran lunga più importante per uscire dalla perdurante crisi. Lo dimostra l’elevata percentuale di aziende manifatturiere e dei servizi che si propone di aumentare l’export nei prossimi anni (rispettivamente 81% e 64%). L’Europa, inoltre, rimane il principale mercato di sbocco dell’export piemontese. Nei programmi delle imprese spicca tuttavia la ricerca di nuovi spazi al di fuori dei “mercati domestici” e in particolare nei cosiddetti Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e negli Stati Uniti. La propensione all’export delle imprese piemontesi è rilevante ed accomuna tutte le dimensioni di impresa. La quota di imprese presente sui mercati esteri è elevata (82%); come era lecito attendersi, la propensione all’export è maggiore tra le imprese manifatturiere (90%). È comunque significativa anche tra le imprese dei servizi e degli altri settori (48%). I principali mercati di sbocco delle imprese piemontesi rimangono quelli europei, con Francia e Germania nelle prime due posizioni e che raggruppano quasi il 50%. Con percentuali minori seguono gli altri Paesi dell’Unione Europa (Spagna, Gran Bretagna, Belgio, Polonia). Restando in ambito europeo, sorprendono il ruolo molto importante della Svizzera, mercato segnalato dal 35% delle imprese, e della Russia (21%), mentre la Turchia si conferma come sbocco interessante (16%). Al di fuori dei confini europei, spicca il peso degli Stati Uniti, citati dal 30% delle aziende. Significativa è anche la presenza in Cina (17,5%), Canada (14,4%), Giappone (14,4%), Brasile (12,4%), India (12,4%) e Australia (12,8%). Più marginale è la presenza sui mercati africani, soprattutto nel Nord Africa. Per quanto riguarda i programmi futuri, l’80% delle imprese prevede di aumentare l’export. La percentuale sale all’84% per le manifatturiere, mentre si attesta al 64% per le aziende dei servizi.