Torino - L’aumento dei costi energetici e il rincaro delle materie prime mette in difficoltà le imprese di allevamento avicolo. In Piemonte il comparto che può contare su 852 allevamenti avicoli (con oltre 22 milioni di animali allevati tra galline, anatre, faraone, polli da carne, tacchini, etc.). In quest’ambito nella nostra regione sono attivi 339 allevamenti di galline ovaiole, con 2,6 milioni di capi allevati (6,3% del totale nazionale), che danno lavoro direttamente a oltre 1.000 addetti, per un fatturato all’origine che sfiora i 90 milioni di euro.
“Le spese per la produzione continuano a aumentare: al rincaro del prezzo dei mangimi negli ultimi mesi si è aggiunto, in modo pesante, il costo dell’energia – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – che impatta negativamente sulla redditività delle imprese”.
Oreste Massimino, presidente degli allevatori avicoli di Confagricoltura Piemonte, aggiunge: “Anche se molte aziende hanno già attivato impianti per la produzione di energia da fonti solari, l’estate di quest’anno è stata particolarmente calda e le temperature elevate hanno costretto gli allevatori ad aumentare le spese per la ventilazione forzata e il raffrescamento degli ambienti, per garantire un adeguato livello di benessere animale”.
Il mercato delle uova è tonico; il costo al consumo contenuto, soprattutto in rapporto all’energia fornita e alla qualità delle produzioni, sta facendo crescere i consumi. Ogni italiano, mediamente, tra prodotto fresco e alimenti trasformati, consuma circa 219 uova all’anno. I listini all’ingrosso delle uova sono aumentati, ma l’incremento dei costi produttivi e la situazione di incertezza per l’andamento degli approvvigionamenti energetici disincentiva gli allevatori, che guardano con timore al futuro.
“In assenza di misure adeguate - dichiara Gabriella Fantolino, titolare di un’azienda di allevamento a Fiano Torinese e vicepresidente degli allevatori avicoli di Confagricoltura Piemonte - si rischia di andare incontro a una forte contrazione delle produzioni, anche a causa dei probabili ulteriori aumenti dei costi che si profilano nei prossimi mesi a seguito del peggiorare della crisi dovuta al conflitto russo-ucraino.”
Per questi motivi, oltre ai sostegni diretti agli allevatori già previsti a livello comunitario e nazionale e a quelli indispensabili e urgenti finalizzati a contenere il costo dell’energia, è importante che nelle sedi istituzionali competenti si promuovano azioni idonee a riposizionare sul mercato, in un ambito economicamente sostenibile, le uova di gallina prodotte in Piemonte, facendo in modo che le aziende possano collocare la produzione recuperando i costi di produzione. “Chiediamo maggiore attenzione dal mondo politico e dalle istituzioni – aggiunge Allasia - intervenendo per non disperdere un patrimonio di conoscenza e competenza di un comparto che produce proteine per l’alimentazione a un costo davvero contenuto per le famiglie”.
La filiera delle uova in Italia è costituita da circa 2.600 allevamenti, con 41 milioni di capi (75% al Nord), per una produzione annua di 12,6 miliardi di uova e un valore della produzione all’origine di 1,4 miliardi di euro.