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LA FORMAZIONE PROFESSIONALE CONTINUA A GARANTIRE LA FAD PER 30 MILA ALLIEVI

Laboratori fermi, stage sospesi, studenti fragili da seguire a distanza, poche certezze economiche; le agenzie chiedono alle istituzioni di investire nel settore per riuscire ad adeguare le proprie strutture alle esigenze emerse dall’emergenza sanitaria

Torino - Possono un idraulico, un meccanico, un cuoco o una parrucchiera essere formati a distanza? E’ la domanda che le agenzie formative piemontesi si sono poste quando, dopo i primi giorni di confusione e di negazione della gravità dell’emergenza, si è compresociò che stava accadendo. Prima che il Governo si esprimesse, dal 9 marzo, i centri di formazione, anticipando lo scenario che progressivamente si stava delineando, hanno riprogettato e rimodulato le loro attività, per non interrompere i corsi e per mantenere vivo il contatto con i propri allievi. Una risposta solida, innovativa e di qualità, con il duplice obiettivo di non lasciare indietro nessuno e di non snaturare la parte professionalizzante dei propri percorsi.

Ne parliamo con Matteo Faggioni, Presidente di FORMA Piemonte (www.formapiemonte.it)

Come funziona la formazione professionale a distanza?

La formazione professionale a distanza è un mix di metodologie e supporti multimediali, nel rispetto delle caratteristiche degli studenti, tenuto conto del digital divide e dei profili professionali: videolezioni in diretta, videoregistrazioni, dispense, compiti ed esercitazioni scaricabili in piattaforma o inviati via mail, (in alcuni casi perfinoconsegnati a mano, attraverso fotocopie o chiavette usb), utilizzo di app, chat e social. Una modalità di apprendimento che, seppure a distanza, ha cercato di mantenere un ruolo attivo del discente,dando grande importanza all'apprendimento collaborativo e cooperativo. E poi lo strumento del project work, che ha sostituito lo stage, grazie al quale è possibile “simulare” una formazione tecnica o un’esperienza pratica in azienda dal proprio domicilio. Progetto che verrà esposto durante l’esame finale in presenza e che diventerà parte integrante del proprio portfolio di competenze.

Quali sono state le difficoltà incontrate?

In primis il taglio pratico dei nostri insegnamenti. Il valore aggiunto della formazione professionale, infatti, quello che la rende una risorsa per le imprese del territorio, è la parte laboratoriale, poiché l’obiettivo dei nostri corsi non è unicamente quello di trasmettere contenuti, bensì competenze; e realizzare questo “a distanza” non è stato semplice. In secondo luogo abbiamo dovuto tenere conto di altre criticità; una legata alla fragilità di alcuni nostri allievi, ragazzi e ragazze che si rivolgono alla formazione professionale proprio perché hanno avuto difficoltà a seguire un percorso “didattico” tradizionale, l’altra legata a condizioni di sofferenza economica,  che non hanno permesso a tutti di avere gli strumenti adeguati per affrontare la FAD (circa il 30% degli allievi ha unicamente uno smartphone come strumento per collegarsi e assistere alle lezioni a distanza).

Che risposta hanno dato le Istituzioni regionali?

A sostegno del sistema formazione professionale è arrivata, a inizio aprile, una determina regionale che, anche grazie a un continuo e costruttivo confronto fra le parti, ha dato un supporto normativo al lavoro delle agenzie, con scelte adeguate, coerenti e in qualche modo anche “coraggiose” (se confrontate con quelle operate dalle altre regioni) che permettono agli Enti di proseguire le attività formative a distanza e non far perdere oltremodo terreno ai propri studenti, siano essi minorenni o maggiorenni, disoccupati o occupati.

Cosa manca o cosa è mancato?

E’ mancato uno stanziamento di risorse ad hoc per gli enti di formazione professionale (come è avvenuto in altre regioni italiane) per supportare la delicata fase di acquisto dei dispositivi necessari per fruire della formazione a distanza. Il 30% degli studenti segue le lezioni con lo smartphone con evidenti difficoltà in termini di efficacia. Insomma ancora una volta, il sistema della formazione professionale rischia di essere considerata la “cenerentola” del sistema educativo, pur avendo negli anni dimostrato di essere un valido ed efficace sistema per lo sviluppo delle competenze del capitale umano. Cosa occorre fare ora; occorre una celere riapertura in sicurezza delle sedi, per svolgere la formazione nei laboratori professionali ed in azienda (stage o alternanza). I nostri studenti, infatti, rischiano di giocarsi le proprie chances di trovare un’occupazione,proprio per la mancata possibilità di fare lo stage in azienda, modalità “privilegiata” per farsi conoscere e per dimostrate le proprie competenze acquisite, al fine di una possibile assunzione. 

Cosa chiede la formazione professionale alle istituzioni pubbliche?

Ci troviamo ad affrontare sfide difficili,quindi sarà necessario un rinnovato e più strutturato dialogo tra il mondo della formazione, il mondo produttivo e le parti sociali, al fine di intercettare, in tempi rapidi, i fabbisogni professionali e formativi delle imprese, offrendo così risposte adeguate, e far sì che, queste ultime, possano cavalcare le nuove opportunità che l’era post Coronavirus potrà offrire. Occorrerà puntare sul rinnovamento delle modalità di fare impresa e sostenere l’auto imprenditorialità, promuovendola già nelle fasce giovanili. Sarà fondamentale incentivare lo sviluppo di idee e progetti innovativi nei diversi ambiti tecnologici di eccellenza per l’Italia e nei nuovi settori che si verranno a creare.Ci sarà quindi bisogno di una formazione professionale in grado di dare risposta ai fabbisogni professionali in modo flessibile e coordinato al fine di cogliere le opportunità di crescita. Affinché tutto questo accada è necessario che le istituzioni pubbliche piemontesi tornino a investire sui propri enti di formazione professionale (anziché farne ricadere i costi sulla popolazione più fragile), consentendo loro di affrontare le sfide impegnative che la ripartenza imporrà, così che esse siano in grado di continuare a mantenere la propria funzione specifica di propulsore innovativo del nostro territorio: per far “ripartire” il capitale umano, vero e autentico “motore” del futuro.

I NUMERI DELLA FORMAZIONE IN PIEMONTE

La Formazione Professionale in Piemonte coinvolge circa 28.000,00 gli allievi iscritti a percorsi di qualifica annuali o pluriennali a finanziamento pubblico (17.000 circa per assolvimento all’obbligo di istruzione) a cui si aggiunge tutta l’offerta formativa rivolta a occupati e apprendisti.

Sono oltre 2.500 i dipendenti (di cui circa il 60% formatori) del settore oltre ai circa 6.000 professionisti che offrono consulenza nell’insegnamento di materie specialistiche.