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PRIMO SEMESTRE 2017: GLI ARTIGIANI CREDONO NELLA RIPRESA

Giorgio Felici (presidente Confartigianato Imprese Piemonte): “Per cogliere le opportunità offerte dai segnali di ripresa servono più digitalizzazione, tempi di pagamento più brevi e sburocratizzazione”

Torino - L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte ha realizzato il compendio dei dati di metà anno relativi agli aspetti salienti riguardanti il contesto economico ed occupazionale che contraddistingue il trend del settore artigiano nella nostra Regione. Dalle rilevazioni trimestrali svolte dall’Ufficio Studi Confartigianato Imprese Piemonte (4° trimestre 2016, 1°, 2° e 3° trimestre 2017) risulta come le imprese artigiane, nonostante alcune criticità dell’attuale contesto economico, dimostrino di credere che questi primi segnali di ripresa potranno consolidarsi a breve. Infatti, considerando le previsioni delle imprese artigiane risultanti dalle indagini congiunturali trimestrali, il quadro generale, dopo un quarto trimestre 2016 negativo, è caratterizzato da un deciso e progressivo miglioramento nei primi tre trimestri dell’anno in corso. Le stime sull’andamento occupazionale sono tornate positive (+6,20%), così come quelle relative alla produzione totale che sale al +10,76% nel terzo trimestre, l’acquisizione di nuovi ordiniche raggiungono il +12,82 %, mentre quelle concernenti i nuovi ordini per esportazioni, dopo tre trimestri negativi, si riportano in terreno positivo con +0,95%.

“Non ci si può però nascondere –osserva Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte– che il cammino per tornare ai valori produttivi ed occupazionali precedenti alla crisi non sarà facile, anche perché sono intervenuti, in questi anni, mutamenti strutturali che hanno modificato profondamente il contesto dell’economia. La capacità di adattamento delle piccole imprese ha consentito loro di reggere i momenti peggiori di questa lunga e drammatica crisi e può costituire il punto di svolta che consentirà di vincere questa sfida”.

La ripresa potrà agganciarsi concretamente a condizione che, da un lato, le piccole imprese siano facilitate nell’accesso al credito (in quattro anni, dicembre 2012-dicembre 2015, i prestiti all’artigianato si sono ridotti di un quinto, -19,9%, quasi il doppio di quello registrato dal totale imprese), dall’altro possano partecipare, anche in forma aggregata, ai lavori per la realizzazione delle infrastrutture piemontesi, quali ad esempio l’Asti-Cuneo, il tunnel del Tenda, il Terzo Valico, il retroporto di Genova, il polo logistico intermodale CIM di Novara, i collegamenti aereoportuali, la Città della Salute, il potenziamento delle linee metropolitane e la TAV.

“Per cogliere tali opportunità –aggiunge Giorgio Felici– servono anche infrastrutture tecnologiche adeguate per incrementare la digitalizzazione delle nostre aziende, aumentandone la competitività. Inoltre è essenziale che vengano ridotti i ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, per evitare che le piccole imprese siano costrette a rivolgersi alle banche a condizioni assai svantaggiose. Infine, è indispensabile porre in essere un’effettiva sburocratizzazione che consenta alle imprese di lavorare a tempo pieno per produrre beni e servizi e non per compilare documenti, se non quelli realmente necessari”.

Nonostante il contesto economico presenti alcuni segnali di ripresa, il numero delle impreseartigiane continua a diminuire, anche se conserva una tenuta sia per quanto riguarda il numero di unità produttive che quello degli addetti. Gli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte indicano che, al 31 dicembre 2016, le imprese artigiane piemontesi ammontavano a 121.795, e si stima che nel secondo semestre dell’anno 2017 diminuiranno di 279 unità produttive, attestandosi su 121.516 (la riduzione più significativa riguarda la provincia di Biella che si posiziona sulle 5.079 imprese con una perdita di 86 unità). Al 31 dicembre 2016 l’occupazione nell’artigianato Piemontese ammontava a 254.426 unità lavorative, di cui 147.603 autonomi e 106.823 dipendenti (nel 2007 le unità lavorative erano 313.533) edal raffronto tra l’anno 2015 e il 2016 si evince una riduzione pari a 9.777 occupati.

In merito all’apprendistato – istituto strategico per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro - la Regione Piemonte di concerto con tutte le Parti sociali è stata la prima in Italia a disciplinare in modo organico la materia con un testo unico. Gli apprendisti, che nel 2016 erano 19.449, nel primo semestre 2017 hanno già raggiunto la quota di 11.866. Si può prevedere per la fine dell’anno in corso un totale di circa 24mila assunzioni.