Torino - “Un’interpretazione univoca ed estensiva del Dpcm del 3 novembre, che consenta un’applicazione uniforme in tutti i Comuni ricompresi nelle zone Rosse, e l’estensione dei benefici compensativi per le tipologie di imprese che, se pur aperte, sono nell’impossibilità di produrre fatturato”: questa la richiesta avanzata da Confartigianato Piemonte in una lettera aperta indirizzata ai Parlamentari piemontesi di tutti i gruppi politici. “L’ultimo Dpcm non consente spostamenti dell’utenza tra diversi Comuni, per cause che non siano ‘motivi di lavoro, salute o necessità’ - spiega Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte - Questo impedisce ai cittadini di usufruire di servizi alla persona e attività artigianali (parrucchiere, lavanderia, autofficina, carrozzeria, gommista) pur aperti ma che sono ubicati al di fuori del Comune di residenza e/o domicilio. Questi esercizi, soprattutto nei piccoli Comuni, risultano doppiamente danneggiati, perché da un lato subiscono una riduzione degli incassi per la minor clientela ma dall’altro, essendo aperti, non possono fruire dei contributi a fondo perduto previsti per le attività sospese di cui al decreto ‘Ristori bis’. La situazione viene resa ancora più paradossale dal fatto che il Governo, con una recente Faq, ha stabilito che è consentito recarsi in un supermercato o negozio sito in altro Comune per ‘fare la spesa’. Inoltre, diversi Prefetti (Sondrio, Brescia e Cremona) hanno adottato note di chiarimento che autorizzano la mobilità dei clienti verso un esercizio ubicato al di fuori del Comune di residenza e/o domicilio. Per questo è urgente un chiarimento e una linea interpretativa unica a livello nazionale, facendo prevalere il buonsenso. Non vi è ragione alcuna per cui un’impresa artigiana e commerciale, che resta aperta, e che lavora in condizioni di sicurezza, debba rinunciare alla clientela fidelizzata a causa di limiti di spostamento tra Comuni”.