Torino - Una nuova attendibile fotografia del comparto agricolo piemontese è quella scattata con il 6° Censimento generale dell’agricoltura, frutto dell’intensa attività condotta dalla Regione in stretta collaborazione con l’Istat e il sistema delle autonomie. I dati definitivi sono stati presentati il 19 luglio a Torino dall’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, dopo che gli uffici hanno rielaborato quelli provvisori presentati un anno fa: “Dimostrano come il comparto rurale rappresenti un settore in continua evoluzione, pronto indubbiamente ad adeguarsi al continuo variare del contesto circostante. Desta particolare interesse la forte diminuzione del numero di aziende, ma se raffrontato a una delle diminuzioni della superficie agricola utilizzata meno incisive di tutta Italia, allora abbiamo la conferma che l’agricoltura piemontese non è in difficoltà, al contrario è pronta ad affrontare le nuove sfide della modernità. Lo testimonia la conseguente accresciuta superficie media aziendale, sintomo di spirito di imprenditorialità e buono stato di salute dell’attività. I dati del censimento, valido strumento per poter tracciare una panoramica completa del mondo rurale piemontese, se interpretati correttamente, possono divenire fondamentale punto di riferimento anche per la programmazione delle azioni future dell’assessorato”.
Diminuiscono le aziende, aumentano le dimensioni. Dai dati raccolti emerge una vigorosa diminuzione del numero di aziende, le quali passano dalle 107 mila del 2000 alle 67 mila del 2010. Tale dato ricopre un certo significato se messo in relazione con un’ulteriore statistica: la superficie agricola utilizzata (SAU), sempre a livello piemontese, è andata incontro a una riduzione molto limitata rispetto l’andamento delle altre Regioni del Centro-nord (-5%). Meno aziende, stessi terreni coltivati: tali cifre indicano che le aziende agricole in Piemonte hanno aumentato considerevolmente le proprie dimensioni. Nel tempo sono venute meno le aziende molto piccole e i terreni corrispondenti sono stati acquisiti da titolari di altre realtà agricole. A tal proposito va sottolineata la SAU media per ogni azienda pari a 15 ettari, valore tra i più alti fra le regioni italiane.
Aziende specializzate e accorpate. Con il trascorrere degli anni le aziende agricole sono andate incontro ad una evidente specializzazione della propria attività, sia per quanto concerne le coltivazioni che nell’ambito dell’allevamento di bestiame. Tale tendenza rappresenta indubbiamente un dato positivo sotto l’aspetto economico, poiché generalmente migliora la competitività delle aziende. Queste ultime possono inoltre essere valutate in base alla variabile del numero di corpi. Altra tendenza positiva riscontrata in Piemonte è l’accorpamento aziendale, che comporta risparmi in termini di costi di trasporto e di volume di lavoro.
Conduzione diretta su terreni affittati. Sulla modalità di conduzione dell’attività agricola in Piemonte, la situazione emersa dal 6° Censimento generale dell’agricoltura è nettamente delineata: il 90% della SAU è a conduzione diretta, registrando un incremento in tal senso rispetto al 2000. I risultati del censimento denotano inoltre un ulteriore cambiamento nel settore agricolo in riferimento all’ingrandimento delle aziende: l’aumento della superficie dei terreni condotti direttamente dal titolare delle aziende è accompagnato generalmente dall’aumento dell’incidenza degli affitti; in altri termini le imprese agricole che negli anni si ingrandiscono non acquistano più terra, ma stipulano contratti d’affitto.
Coltivazioni e allevamenti. Dall’esame dei questionari emerge una generale concentrazione delle coltivazioni presso le aziende di grandi dimensioni. Per quanto concerne l’attività degli allevatori professionali, pur registrando un valore di UBA (Unità di bestiame adulto) approssimativamente invariato dal 2000 ad oggi, è percepibile una forte tendenza alla concentrazione dei capi nelle aziende di maggiori dimensioni. Va inoltre recepita una tipica concentrazione territoriale per quanto riguarda gli allevamenti di bovini e suini (con particolare riferimento alla pianura della provincia di Cuneo).
Donne, giovani, stranieri. L’apporto della manodopera femminile al lavoro agricolo è diminuito rispetto al censimento del 2010, sia nell’ordine delle persone coinvolte che in quello di giornate di lavoro impegnate. Dato in controtendenza al confronto con le altre Regioni, seppur lievemente, è quello inerente l’insediamento dei giovani in agricoltura. Probabile conseguenza di tale fattore è la variazione, positiva, del titolo di studio posseduto dei capi azienda: se nel 2000 prevaleva la licenza elementare, attualmente si impone il titolo di media inferiore. Per quanto concerne la presenza straniera nei campi va suddiviso il dato: il numero di conduttori di aziende agricole non Italiani (UE o extra UE) è esiguo, ma vanno registrati titolari di imprese anche di grandi dimensioni. Diverso il discorso per la manodopera extrafamiliare, dove il peso degli stranieri è considerevole.