Borgomanero - Riceviamo e pubblichiamo dall'on. Daniele Galli, vice presidente di Assiconsum: "Assoconsum lancia l’allarme: bilanci dei Comuni a rischio, viziate migliaia di delibere degli oltre 8.000 comuni italiani, che riguardano i “servizi a domanda individuale”, ovvero rette di asili nido, mense scolastiche, trasporto alunni, soggiorni estivi di minori, anziani e disabili, uso di impianti sportivi, illuminazione votiva, ed altri. Vi è la certezza, per moltissime, della presenza di un vizio essenziale, l’inesattezza di una fonte giuridica che le rende totalmente nulle con la conseguente decadenza di ogni effetto. In tutte queste delibere, che riguardano in sostanza le tariffe a carico dell’utente/cittadino, infatti viene citata una sentenza del Consiglio di Stato, identificata nei documenti delle amministrazioni con la dicitura Sezione V 11/03/1995 n. 308. La sentenza in oggetto semplicemente non esiste. Esiste una n. 308, ma è del 9 marzo, e le sentenze dell’11 partono dal n. 380. Possiamo ragionevolmente immaginare che tutte le delibere siano state fatte a fotocopia, tutte contenenti lo stesso errore, e ciò la dice lunga sull’efficienza della Pubblica amministrazione. Possibile che nessun Segretario comunale, anche se non vi è più l’obbligo del controllo preventivo, abbia pensato di verificare l’attinenza di ciò che veniva deliberato con la correttezza delle fonti di legge? Un errore di copiatura che non solo rende nulle le delibere – quindi inesistenti, inefficaci e insanabili – ma, per gli effetti della nullità dell'atto amministrativo il terzo che era obbligato dall'atto nullo (in questo caso a pagare) può legittimamente rifiutarsi di adempiere alle previsioni dell'atto, o rivalersi per quanto già pagato. Non solo, ma l’errata citazione della sentenza contrasta con quanto è previsto sulla trasparenza della pubblica amministrazione, di fatto impedendo ai cittadini di poter controllare se gli atti comunali rispecchiano quanto voluto dalla legge. In più, gli effetti di maggior impatto si avrebbero sui bilanci dei comuni, che, se tutte le delibere venissero dichiarate nulle, si troverebbero con voci di entrata preventivate non esigibili o peggio con richieste di rimborsi non previste, e sotto l’esame attento della Corte dei Conti".