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La sen. Biondelli (Pd) chiede lumi al Governo sulla situazione dei conti della sanità piemontese

La sen. Franca Biondelli

Borgomanero - "Premesso che - scrive la senatrice Franca Biondelli (Pd) in un'interrogazione rivolta al Ministero dell'Economia - con la Legge Regionale 28 marzo 2012, n° 3, la Regione Piemonte ha costituito le Federazioni Sovrazonali (FS), “al fine di promuovere il passaggio del servizio sanitario regionale da una fase caratterizzata dalla centralità aziendale e da logiche competitive ad una nuova fase orientata alla cooperazione interaziendale ed alla realizzazione di reti integrate di offerta” (articolo 2, L.R. 3/2012); ad esse (Federazioni) sono state affidate le seguenti funzioni: a) piani di acquisto annuali e pluriennali e approvvigionamento di beni e servizi, ad eccezione dei servizi socio-sanitari; b) gestione del materiale, dei magazzini e della logistica; c) sviluppo e gestione delle reti informative e digitalizzazione del sistema; d) gestione del patrimonio immobiliare; e) programmazione degli investimenti; che in tema di approvvigionamento di beni e servizi, la stessa Regione Piemonte aveva in precedenza provveduto alla creazione (ed è tuttora esistente) la S.C.R. (Società di Committenza Regionale) con l’obiettivo di ottimizzarne l’acquisizione; rilevato che la creazione delle FS, sostanzialmente, dal punto di vista organizzativo richiamava la precedente previsione delle “aree sovrazonali”, con la differenza – non di poco conto in tempi di spending review – che tali aree sovrazonali non determinavano alcun aggravio di spesa a carico del servizio sanitario regionale, essendo solo uno strumento per la gestione interaziendale di tematiche comuni; in tal modo, al numero di 19 Aziende Sanitarie (Locali, Ospedaliere ed Ospedaliere Universitarie) si aggiungono 6 Federazioni Sanitarie, determinando il passaggio da 19 Direttori Generali a 25 (infatti, ai fini retributivi l’Amministratore Unico delle FS è sostanzialmente equiparato al Direttore Generale di ASL); preso atto che da fonti giornalistiche si è appreso che il Ministero per gli Affari Regionali ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge di riforma della sanità piemontese, anche per la mancanza di copertura finanziaria delle nuove Federazioni Sanitarie; sempre da fonti giornalistiche, sul punto, la posizione della Regione Piemonte nega ulteriori oneri finanziari, asserendo che i costi dei nuovi Amministratori Unici sono pareggiati dall’accorpamento di 3 Aziende Sanitarie in una unica; rilevato che tale risposta appare insufficiente, in quanto il risparmio di 2 indennità non può coprire la spesa di 6 nuove indennità, peraltro di importo superiore alle prime; considerato, inoltre, che la legge regionale in discorso nulla dice in tema di gerarchia delle competenze: infatti: il Consiglio di Amministrazione della FS è composto dai Direttori Generali delle ASL che la compongono; il Consiglio di Amministrazione, nomina l’Amministratore Unico designato dalla Regione; l’Amministratore Unico ha funzioni di programmazione e controllo di rilevanti attività che la Legge Nazionale riserva alle singole ASL; la conseguenza di tale situazione porterebbe ad avere un soggetto (il Direttore Generale di ASL) che è controllore dell’Amministratore Unico (in quanto è componente del CdA che lo ha nominato) ed è controllato dall’Amministratore Unico (in quanto esplicitamente prevista la funzione di controllo nei confronti delle ASL); tale confusione organizzativa si ripercuote anche sul personale; la legge regionale prevede che le persone che operano per la FS rimangano dipendenti delle proprie Aziende Sanitarie, conservandone i relativi trattamenti stipendiali. Tale scelta comporterà inevitabilmente delle disuguaglianze di trattamento retributivo, in quanto i singoli contratti integrativi aziendali prevedono differenze – a volte anche sensibili – nella parte relativa alla retribuzione di risultato e ad altre voci variabili. La conseguenza inevitabile è che persone che svolgono le stesse mansioni all’interno della FS percepiscono stipendi differenti; in data 22 ottobre 2012 è stato depositato avanti al TAR Piemonte il ricorso predisposto dall’Organizzazione Sindacale Confedir-Sanità contro il provvedimento di creazione delle FS; preso atto, ancora, che fonti giornalistiche riportano le affermazioni – in data 18 ottobre 2012 – dell’Assessore alla Sanità secondo la quale “la Regione Piemonte è tecnicamente fallita”, atteso che il debito complessivo ammonta a 10 miliardi di euro, di cui 900 originati dal servizio sanitario regionale; il sito ufficiale della Regione Piemonte – il giorno successivo: 19 ottobre 2012 – rileva che “i conti della sanità piemontese non sono fuori controllo e la Regione non è fallita”; la relazione che la Sezione di Controllo per il Piemonte della Corte dei Conti, in data 16 ottobre 2012, ha presentato alla Commissione parlamentare di inchiesta della Camera dei Deputati sugli errori sanitari e le cause dei disavanzi sanitari regionali ha rilevato che non esistono i bilanci del settore sanitario per gli anni 2010 e 2011 e che i debiti del settore sanitario piemontese ammonterebbero a 4,7 miliardi di euro; si interroga il Sig. Ministro per gli Affari Regionali per sapere se corrispondano al vero le notizie circa l’impugnazione avanti alla Corte Costituzionale della legge di riforma della sanità piemontese, ed in caso affermativo, per conoscere lo stato attuale dell’impugnativa stessa; il Sig. Ministro della Salute per sapere se ha contezza della situazione che si è venuta a creare nella Regione Piemonte con l’attivazione delle Federazioni Sanitarie, sia tra i dipendenti del settore sanitario sia tra la popolazione; quali iniziative, rientranti nelle proprie prerogative ministeriali, intenda assumere in merito alla creazione delle Federazioni Sanitarie ed al loro funzionamento, anche nell’ottica degli adottati ed adottandi provvedimenti in tema di spending review; il Sig. Ministro dell’Economia e delle Finanze per sapere quale sia il reale stato di consistenza finanziaria del settore sanitario della Regione Piemonte, atteso che le cifre diffuse relativamente al debito regionale risultano quanto mai discordanti tra di loro ed ingenerano confusione ed incertezza sul futuro delle prestazioni che potranno essere garantite alla popolazione piemontese".