Carpignano Sesia - Riceviamo e pubblichiamo da Gian Carlo Locarni (responsabile tematiche ambientali per la provincia di Novara della Lega Nord) e Legambiente Novara. "Nelle giornate antecedenti il Santo Natale - scrive Locarni - i cittadini carpignanesi hanno appreso del “magnifico dono” confezionato dall’azienda ENI la quale ha presentato (legittimamente s’intende) al Ministero dell’ambiente il progetto denominato: Carpignano Sesia 1, in merito alla ricerca di idrocarburi sul territorio novarese. Vi sono situazioni in cui il sottoscritto detesta dover affermare le proprie ragioni ma proprio per questo le mie affermazioni passate, anche a mezzo stampa, si sono verificate reali. Nella vicenda che vede coinvolta suo malgrado la cittadinanza carpignanese, vorrei sottolineare l’assordante silenzio di quei politici locali e non che durante le varie campagne elettorali lanciavano strali di dissenso a questa iniziativa d’impresa da parte del colosso petrolifero. Vorrei rammentare le posizioni, almeno a parole, di diniego dei vari rappresentanti del Partito Democratico ed ora vorrei vedere la convinzione di quelle parole trasformarsi in atti concreti. Sgombro il campo da qualsivoglia dubbio e soprattutto per i non addetti ai lavori, ricordo che la VIA (valutazione di impatto ambientale) di cui i promotori di ENI chiedono venga sottoposto il progetto, rimane un passaggio tecnico e proprio per il fatto che si sia arrivati al confronto tecnico si sottolinea il fallimento politico delle affermazioni dei democratici. Mi permetto umilmente di sottolineare come gli stessi non siano stati in grado di mettere in moto una reale lobby territoriale a difesa del territorio e dei propri cittadini, ora non rimane che fare lobby con gli enti locali interessati alla salvaguardia delle eccellenze agroalimentari insite sul territorio di appartenenza, senza dimenticare che i vari onorevoli democratici oltre alle foto di rito e ad aver votato il famigerato Sblocca Italia, sarebbe stato opportuno avessero portato avanti un’azione di moral suasion nei confronti di ENI. Non vorremo che i primi cittadini del territorio fossero obbligati a limitare i danni di tali interventi con dei semplici quanto beffardi, per la salute soprattutto, atti di compensazione economica. Aspetteremo il nuovo anno ricordando che se non fosse bastato l’aumento dell’IRPEF regionale e del bollo auto sempre di competenza regionale, avremmo fatto volentieri a meno di questa richiesta da parte di ENI, Sbocca Italia, aumento tasse regionali sono il regalo “democratico” che ci toccherà tutti, non cito la provincia di Novara in quanto ormai rimane un ente in lenta eutanasia, come certificato dalla delibera provinciale in cui si certificava il pre-dissesto economico. Auspico che la forza di volontà e le varie azioni che gli enti locali metteranno in campo servirà a tutelare il più possibile la salute pubblica, non ho auspici per un governo che porta ad un percorso obsoleto come lo sfruttamento delle materie fossili, spero vivamente di non dover assistere ad un’escalation sociale negativa sulla falsa riga della Val di Susa".
"Cresce l’opposizione delle Regioni e dei sindaci - affermano invece da Legambiente - all’articolo 38 del decreto Sblocca Italia che sceglie le trivelle per fare cassa a spese dell’ambiente. Sono già 6 le Regioni che hanno deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale entro il 10 gennaio la legge 166/2014 di conversione del decreto 133/2014, grazie all’azione promossa congiuntamente dagli ambientalisti di Legambiente, FAI, Greenpeace, Marevivo, Touring Club Italiano e WWF: hanno risposto positivamente Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto. Come sostenuto e richiesto dalle associazioni, le Regioni stanno decidendo di contrastare la forzatura, voluta dal Ministero dello Sviluppo Economico, e contraria al Titolo V della Costituzione, che bypassa l’intesa con le Regioni e stabilisce corsie preferenziali e poco trasparenti per le valutazioni ambientali e per il rilascio di concessioni uniche di ricerca e coltivazione di idrocarburi. Trivellazioni che potrebbero interessare anche il territorio piemontese con diverse richieste di ricerca ed estrazione di idrocarburi". “Siamo fortemente preoccupati per i contenuti di questo decreto, che non solo su alcune questioni strategiche esautora di fatto le competenze delle Regioni, ma ripropone una visione vecchia del Paese, che non coglie le sfide del XXI secolo e sbaglia la scelta delle priorità senza individuare criteri di utilità effettiva per il territorio e i cittadini -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta - Siamo convinti che il nostro Paese debba essere “sbloccato”, incidendo strategicamente nel quotidiano dei cittadini e delle pubbliche amministrazioni, con un effettivo snellimento delle procedure e una reale delegificazione, puntando alla realizzazione delle opere veramente utili a modernizzare l’Italia, ma non nella direzione individuata dallo Sblocca Italia. Speravamo - sottolinea ancora il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta - che il decreto potesse essere uno strumento utile per modernizzare il nostro Paese, in realtà si sta rivelando una scommessa persa che rischia di avere effetti nefasti sul nostro territorio. Per questo abbiamo chiesto al Consiglio regionale e al presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino di mobilitarsi, impugnando il decreto di fronte alla Corte Costituzionale. Il Consiglio regionale ha già avuto una prima occasione per esprimersi favorevolmente al nostro appello ma ha preferito astenersi a larga maggioranza. Chiediamo ora alla Giunta e ai consiglieri di ritornare sulla questione impugnando entro il 10 gennaio il decreto così come fatto già da altre sei Regioni”. Per Legambiente col decreto Sblocca Italia si rischia una nuova ondata di trivellazioni petrolifere con irrilevanti benefici economici e sociali ed elevati pericoli ambientali per aree di pregio naturalistico e paesaggistico. Agli attuali tassi di consumo e valutate le riserve certe a terra e a mare censite dal Ministero dello Sviluppo Economico, il petrolio estratto potrebbe coprire il fabbisogno nazionale per soli 13 mesi. Secondo le stime di Assomineraria, l’upstream, cioè la filiera di esplorazione e produzione (E&P) in Italia ed estero, vale il 2,1% del Pil italiano e con lo Sblocca Italia comporterebbe un aumento sul Pil dello 0,5%, mentre secondo il rapporto “World Travel & Tourism Council”, l’Italia ha ricavato nel 2013 dalle attività turistiche (compreso l’indotto) il 10,3% del proprio PIL.