Novara - La “Porta di Novara” come luogo in cui di profila l’orizzonte di una nuova stagione di sviluppo per la città. L'incontro si è svolto mercoledì 6 febbraio all'Arengo del Broletto. Intervenendo, dopo il saluto del sindaco di Novara Andrea Ballarè, in apertura dei lavori del wokshop che Comune di Novara, Camera di Commercio e CIM spa hanno promosso a conclusione del concorso internazionale di idee lanciato nello scorso autunno, l’assessore al governo del territorio del Comune di Novara Marco Bozzola ha offerto ai partecipanti (numerosi e molto qualificati) una riflessione ampia e significativa.
Bozzola ha esordito definendo il workshop come un «passo ulteriore verso il compimento di un programma, di un percorso (anche faticoso) che opera su un interessante “crinale”, ovvero, quello che coniuga due aspetti fondamentali della vita di una realtà urbana come la nostra: da una parte, le finalità strategiche che l’amministrazione si pone e dall’altra le finalità connesse alla realtà industriale e produttiva di cui la città si compone, con le proprie dinamiche interne»
Secondo l’assessore «è possibile, che il sistema produttivo e l’azione amministrativa possono concorrere alla definizione di politiche di sviluppo per la città».
Perché questo cammino comune si realizzi – ha argomentato l’assessore – è necessaria una attenzione particolare al metodo, che deve essere partecipato e aperto. Il percorso attuato per il progetto della “Porta di Novara” è l’esempio di «un modo di intendere il percorso progettuale dentro la città e per la città».
«Oggi – ha spiegato l’assessore - è necessario ripensare l’urbanistica è necessario uno slancio di visione, e ancor più un esercizio rigoroso di volontà, responsabilità e competenze che si fondino su un sistema di governo delle trasformazioni urbane basato su quello che alcuni chiamano il nuovo pentagramma dello sviluppo: visione, strategia, progetto, regole e comunità».
«È un pensiero differente, la cui filiera di azioni che noi possiamo costruire per lo sviluppo deve essere capace di re-immaginare il progetto urbano. Le città del futuro – smart, creative e green – agiranno entro uno stato di perturbazione che non sparirà presto, dovranno riattivare i propri capitali guidate da una urbanistica in grado di garantire nuove forme di convergenza tra sostenibilità culturale, economica, ambientale e sociale, e questo sia attraverso l’adozione di nuove visioni di futuro, sia attraverso la qualità delle decisioni e la concretezza dei progetti».
Passando più direttamente all’esame della situazione novarese, l’assessore Bozzola ha affermato che «l’assetto territoriale della città è sostanzialmente definito da anni».
«Se noi guardiamo – ha aggiunto - al dibattito (per la verità in alcuni momenti anche abbastanza povero) che ha connotato lo sviluppo della città negli ultimi decenni, in particolare in funzione del disegno del suo assetto infrastrutturale e dunque delle realtà industriali che ad esso sono in qualche modo connesse, si può capire come oggi la struttura urbana, i modi in cui si è data una forma concreta e definita, sono sostanzialmente gli stessi da moltissimo tempo. Eppure vi è sempre, anche in questa condizione, la possibilità di intravvedere aperture, spiragli, anche fratture dentro i presupposti che sono iscritti nei nostri strumenti di Governo del Territorio, il Piano Regolatore prima di tutti, affinché si possano tracciare nuove condizioni, nuovi sviluppi, prefigurare nuove realtà».
«Non è più il tempo – ha affermato con forza Bozzola - di una politica che ad ogni cambio di amministrazione butta al macero qualunque lavoro, con un bel colpo di spugna e disegna il proprio Piano Regolatore anteponendo specifiche pregiudiziali alle condizioni di contesto sociale, economico in cui opera. Per fare questo, io sono fortemente convinto, è necessario passare dal Piano al Progetto, dall’idea alla prefigurazione di forme, usi, funzioni, strutture e risorse, soprattutto quando l’idea è un po’ obsoleta e restrittiva, come una sorta di sistema congelato dove tutto è determinato senza che si sia di fatto in grado di alimentare una vera dinamica trasformativa».
«Un Progetto di Progetti, come dico spesso – ha proseguito l’assessore - in grado di mettere a sistema le rete delle iniziative pubbliche e private al più alto livello, con cui la città prova a far nascere il cambiamento dentro le sue parti più strategiche, nodali e critiche. Provando a fare sul serio».
Per l’amministrazione comunale novarese, quindi, il progetto non è solo lo strumento di proposizione di di idee e ipotesi di sviluppo di parti più o meno rilevanti della città da una parte, ma un percorsopartecipativo, aperto e condiviso per la risoluzione ordinata di fatti complessi.
È accaduto così con il processo di sviluppo dell’interporto novarese, nel quale si è volutamente coinvolto un sistema complesso di fattori le discipline professionali, il mondo universitario e della ricerca, il mondo economico e produttivo, la cittadinanza tutta e gli specifici portatori di interesse e infine l’amministrazione comunale «a cui – ha ricordato l’assessore - sempre è affidato il duplice ruolo di propulsione e sintesi, di spinta e controllo».
Una larga partecipazione, che converge nel workshop di oggi, e che troverà il giusto ruolo nella sintesi progettuale che l’Amministrazione insieme a CIM produrrà nei prossimi mesi.
Si va quindi verso la costrizione di un masterplan dell’espansione del Cim «capace – ha proseguito Bozzola - di essere davvero in grado di integrare dal punto di vista ambientale le nuove infrastrutture territoriali che saranno previste; di razionalizzare la localizzazione dei nuovi insediamenti logistici terziari e direzionali in modo da facilitare l’utilizzazione comune di servizi e l’attivazione delle massime sinergie tra elementi costruiti, elementi dello spazio aperto e spazi di relazione; di raggiungere una riconoscibilità del territorio attraverso interventi sostenibili e ad alto contenuto tecnologico e qualitativo. Oggi – ha concluso - si aprono le porte ad un cambiamento di passo».