Novara - Da lunedì a mercoledì prossimi si svolgerà a Roma l’assemblea dell’Upi, Unione delle Province italiane. Le valutazioni politico-economiche sull’abolizione delle Province sono state affidate dall’Upi ad un apposito studio dell’Università Bocconi di Milano, i cui risultati saranno comunicati nel corso dell’assemblea capitolina. Intanto tre Presidenti di Provincia appartenenti a tre diverse aree politiche hanno costituito un tavolo di lavoro per ribaltare il punto di vista della dialettica pro e contro Provincia. Sono Antonio Saitta della Provincia di Torino, Dario Galli della Provincia di Varese e Diego Sozzani della Provincia di Novara. Tre realtà collocate nel Nord Ovest, il motore economico del Paese, tre ambiti locali impegnati nel rilancio dell’economica, delle eccellenze territoriali e oggetto di programmazionidi respiro internazionale.
“Sono molti i colleghi che protestano per la mancanza di fondi; la realtà è che senza la collaborazione dei soggetti territoriali, come le fondazioni bancarie, avremmo potuto fare ben poco di quanto messo in atto finora dalle nostre amministrazioni. Per questo - propongono i tre Presidenti - chiederemo che alle Province vengano assegnati ruoli e responsabilità davvero in grado di incidere direttamente sul benessere e sulla sicurezza della cittadinanza”. Trasporti, edilizia scolastica, promozione territoriale e politica per il lavoro saranno materia degli Enti intermedi di area vasta.
“Se il problema è il costo della politica, con l’abolizione - chiarisce Galli - il potenziale risparmio verrebbe assorbito da funzionari regionali che potrebbero trovarsi a decidere su territori che magari nemmeno conoscono. Detto ciò, la questione non è solo funzionale, ma dimensionale. Non possiamo avere Province con 50 mila abitanti, ma nemmeno Regioni che hanno la metà degli abitanti della Provincia di Varese”. Da una parte la tradizione di una Istituzione più longeva dell’Unità nazionale, dall’altra l’esigenza di alleggerire la spesa pubblica, aggiudicando alle Province le prime poltrone della “casta” a dover saltare.
“La polemica sul riassetto delle Province parte da una logica economica; il problema - spiega Sozzani - è che qui si è fermata”. Il Presidente novarese sottolinea come“la vera questione sta nelle competenze, più carenti e deficitarie dei fondi a disposizione delle Amministrazioni, che ci consentono appena di effettuare la manutenzione delle strade”. Uno degli aspetti all’attenzione delle tre Province riguarda i tempi di approvazione dei Piani regolatori dei Comuni. Anni e anni di attesa che blocca lo sviluppo e penalizza i territori. Se invece fossero le Province a occuparsi dell’iter burocratico relativo alle pratiche urbanistiche, il percorso sarebbe più semplice e consentirebbe alle realtà locali di attirare nuove imprese e, quindi, nuovi posti di lavoro. Oltre all’economia, molto si potrebbe fare in materia di sicurezza del territorio, basti pensare alle drammatiche conseguenze della mancata pulizia degli alvei dei fiumi e dei canali. Se le Province avessero più autonomia si accorcerebbero i tempi di autorizzazione. “Un percorso - ricorda Saitta -che Torino ha già avviato positivamente diventando stazione appaltante per l’Autorità di bacino del Po e realizzando interventi per diversi milioni di euro per la messa in sicurezza delle sponde del Pellice dopo l’alluvione”.
Province grandi, forti e moderne sarebbero nell’interesse di tutti e garantirebbero una distribuzione più omogenea dei benefici legati all’indotto delle grandi opere pubbliche e delle strategie industriali e commerciali: si pensi allo sviluppo di Malpensa, all’Expo di Milano 2015, alle nuove vie commerciali disegnate dai Corridoi europei.