Novara - "Sta per iniziare l’attesissimo G-8 negli Stati Uniti - ci scrive il blogger novarese, Domenico Ascone - ed è giusto soffermarci sulla questione Grecia e su un’Europa sempre più divisa in cui è difficile intravedere una linea comune per uscire da questa crisi che mese dopo mese sembra diventare una guerra al massacro, combattuta a colpi di spread e con misure di austerità imposte a molti a Paesi del continente. Ha dell'incredibile ciò che sta accadendo in Grecia. C'è poco da fare: questa crisi del debito sta mostrando tutta la follia di un sistema in cui l'economia di carta sta uccidendo quella reale, che produce, che impiega lavoratori in carne ed ossa, che soddisfa le esigenze di una comunità. In fondo questo debito è stato creato decenni fa’ e ce lo trasciniamo da anni. In questi ultimi giorni la Grecia è in bilico sul filo del fallimento, per alcuni analisti è già fallita e si deve scegliere se farla rimanere nell’Euro oppure lasciarla al suo destino con la sua antica moneta, la Dracma. L'uscita della Grecia dall’eurozona, non è più un tabù. Non è un evento probabile, ma è possibile. In via preventiva, leader europei, politici ed economisti cercano di immaginare gli effetti che avrebbe sul sistema finanziario internazionale la decisione del Paese ellenico di uscire dalla moneta unica. Una scelta sconvolgente, che tra l’altro non è prevista dai trattati, che al contrario considerano "irrevocabile" l'adozione della moneta unica. Sarebbe insomma necessaria una modifica dei Trattati, o quantomeno una fase negoziale piuttosto lunga. La costruzione di Europa è nata sulle rovine della II Guerra mondiale con l’obiettivo di promuovere innanzitutto la cooperazione economica tra i paesi, partendo dal principio che il commercio produce un'interdipendenza che riduce i rischi di conflitti. Da allora, l’UE si è trasformata in un grande mercato unico con una moneta comune, l’Euro. Quella che era nata come un'unione puramente economica è diventata con il tempo un'organizzazione attiva in tutti i settori, dagli aiuti allo sviluppo alla politica ambientale. L’Unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto. Questo significa che tutti i suoi poteri riposano sui trattati europei, sottoscritti volontariamente e democraticamente dai paesi membri. Questi accordi vincolanti fissano anche gli obiettivi dell'UE nei suoi numerosi settori di attività. Sicuramente la Germania sarebbe la più favorevole sostenitrice di un’Europa senza Grecia, ma questo potrebbe aprire la strada per far uscire altri Stati in difficoltà come Portogallo, Irlanda, Spagna e forse pure noi oppure arrivando a creare due monete europee, una forte e una debole, vanificando così il grande disegno di un’Europa Unita. Nel mezzo di una crisi sociale di proporzioni sempre più drammatiche corre l’obbligo di percorrere strade nuove per invertire il corso della storia. Anche chi non ha una formazione economica comprende l’assoluta inadeguatezza di alcune politiche nell’affrontare i problemi che la contingenza propone. L’impeto rigorista e l’ossessiva attenzione mediatica rispetto ad un falso problema come quello rappresentato dal debito pubblico, sposta l’attenzione dai drammi reali, diretta e voluta conseguenza di quelle stesse politiche liberiste spacciate come indispensabile medicina. Bisogna ripensare a fondo la costruzione di questa Europa senza anima, non fomentando sterili nazionalismi di ritorno, ma dando pieno compimento a quell’idea nobile di Europa dei popoli che ispirava l’agire di politici come Schuman, De Gasperi e Spinelli. Vorrei far comprendere come il caso Grecia sta prendendo forme gigantesche grazie all’ottusa visione nazionalistica di certi Paesi che ragionano ancora come Stati Sovrani e non come sistema Europa. La Grecia ha un debito pubblico che ormai non riesce più a ripagare pari a circa 350 Miliardi di euro, la Banca Centrale Europea ha pressoché regalato (al tasso ridicolo dell’1%) alle banche circa 1000 Miliardi in pochi mesi, queste tra l’altro hanno eseguito azioni speculative piuttosto che immettere liquidità nell’economia reale. Per cui se solo una parte di questi aiuti alle banche fosse andato allo stato ellenico, ora non si pensava all’uscita dall’euro. Sicuramente si dovevano stravolgere i vincoli imposti, ma in questo modo si salva la concezione di Europa. In fondo in una grande famiglia ci si aiuta a vicenda. A casa nostra abbiamo salvato dal fallimento diverse città eppure non ci siamo sognati di cacciarle dall’Italia. Quel che ancora tanti non hanno capito è che aiutando la Grecia a salvarsi aiutiamo noi stessi a salvarci. Capisco che questa opinione è controcorrente, un amico mi ha pure detto che sono un pazzo, bisognerebbe, secondo lui, lasciare la Grecia al suo destino tanto conta solo il 2% dell’intero PIL europeo e magari far entrare nuovi Paesi emergenti con un’economia trainante come la Turchia. Secondo me questa concezione egoistica e fortemente manipolata da coloro che dalla crisi ci stanno guadagnando vale a dire gli speculatori economici. Solo una forte alleanza e un nuovo disegno politico può salvare la Grecia e la stessa Europa, non ci rendiamo conto che i Paesi sono fatti di persone con le loro difficoltà. L’Europa in questo momento di forte crisi dovrebbe unirsi ancor di più invece che dividere. Da italiano, ma soprattutto da europeo vorrei che si trovasse il modo di formare politicamente gli Stati Uniti d’Europa, con un federalismo che aiuti l’economia, ma con una politica unitaria che non faccia discriminazioni".