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Associazione Aglietta: Il ministro Bonafede visiti il carcere di Novara!

Mobilitazione di Radicali italiani nel giorno del 35° anniversario dell'arresto di Enzo Tortora

Novara - Nel trentacinquennale dell’ingiusto arresto di Enzo Tortora,  Radicali ltaliani organizza una grande mobilitazione sulle carceri che, nell’arco di una settimana, coinvolge circa 200 tra militanti e dirigenti, con visite in 40 istituti penitenziari in 14 regioni italiane. In Piemonte, oggi, Silvja Manzi, tesoriere di Radicali Italiani, Igor Boni e Miruna Brocco, coordinatori Associazione radicale Adelaide Aglietta, si sono recati nelle Case circondariali di Novara e Biella e hanno dichiarato: «Se il carcere di Novara, pur nelle gravi condizioni in cui versano generalmente le strutture penitenziarie piemontesi, conferma aspetti più positivi che negativi - un numero di agenti penitenziari proporzionato a quello della popolazione detenuta; un’ottima collaborazione con la ASL che consente un trattamento sanitario personalizzato per i detenuti; un buon numero di detenuti occupati in attività sia lavorative sia didattiche - dovuto in particolare alla dimensione dell’Istituto (che nonostante il numero in crescita dei detenuti rimane sotto le 200 unità) e al buon lavoro della direzione e del personale, lo stesso non si può dire del carcere di Biella che si trova in una situazione estremamente critica e potrebbe, invece, essere un’eccellenza. Biella è, per dimensione, il secondo carcere del Piemonte, dopo il “Lorusso-Cutugno” di Torino. La struttura ospita, al momento, 471 detenuti (di cui 263 non italiani), numero peraltro in crescita costante, ma gli agenti di polizia penitenziaria sono solo 190 (considerando le turnazioni, le ferie, le malattie ecc. è molto facile immaginare le difficoltà di gestione per un organico così sottodimensionato) e gli educatori solo 5! A Biella non solo sono presenti praticamente tutti i circuiti (tranne il 41bis, presente invece a Novara ma che non siamo potuti andare a visitare) ma non è stata ancora risolta la situazione dei cosiddetti internati (persone sottoposte a misure di sicurezza da eseguirsi in case lavoro, colonie agricole, REMS ecc.) che trasferiti in emergenza a Biella, non sono stati ancora collocati in strutture idonee, causando gravi disagi agli stessi internati e al personale non preparato a gestirli. Eppure il carcere ha degli elementi di assoluta positività che se valorizzati, con un aumento dell’organico e con una migliore dislocazione dei detenuti (come per tutto il Piemonte, gli istituti soffrono degli sfollamenti fatti dalla Liguria, da Torino e da Milano), farebbero del carcere di Biella un esempio da seguire. Notevole, infatti, è il lavoro dell’azienda agricola all’interno della struttura, così come della sartoria, che quando entrerà a pieno regime produrrà le uniformi della polizia penitenziaria di tutto il Paese. Inoltre, molto accogliente è il nuovo spazio per i colloqui tra genitori detenuti e figli minori. A margine di queste visite - che per noi rientrano in quelle solite che effettuiamo in tutto il Piemonte - non possiamo non rivolgerci direttamente al neo ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Bonafede ha una minima idea di quale sia la situazione carceraria in Italia? Ha mai visitato un carcere? Siamo disposti a portarlo in una delle nostre visite per fargli toccare con mano l’insostenibile situazione che devono vivere quotidianamente detenuti e agenti penitenziari. Venga con noi a visitare le carceri prima di fare proposte che se attuate avranno come risultato l’esatto contrario di quello che dice di voler ottenere. Sostenere, infatti, di poter garantire la rieducazione del detenuto esclusivamente all’interno delle strutture carcerarie - ha mai studiato le statistiche sulle recidive? - significa non avere un minimo di cultura del diritto, della legge, della giustizia e della realtà».