Novara - La realizzazione dei grandi impianti di biogas, che utilizzano prodotti agricoli, è effettivamente utile o è solo l’ennesima speculazione? E’ questa la domanda che pone l’on. Gaetano Nastri, coordinatore provinciale Pdl, con un interrogazione depositata a Montecitorio.
“Tra le fonti energetiche rinnovabili, quella del biogas, nell’ultimo periodo sta suscitando una serie di preoccupazioni - spiega Nastri - In due anni gli impianti in Italia si sono triplicati e a fine anno si prevede arriveranno ad oltre un migliaio. E’ in atto una vera e propria corsa al biogas agricolo, giustificata dalla ricerca dell’ottenimento dei cosiddetti “certificati verdi” i quali consentono per l’impresa agricola che produce energia elettrica, a condizione che l’impianto sia messo in cantiere entro la fine del 2012, un riconoscimento di 0,28 centesimi al kilowatt contro gli 0,007 del prezzo di mercato, determinando un maggiore costo di elettricità per i cittadini”.
Il recente decreto in materia di energie rinnovabili, le cui disposizioni saranno introdotte a partire dal 2013, prevede tagli degli incentivi alle forme di energia “verde” per allinearli a quelli europei, ma in realtà per il biogas le riduzioni degli stanziamenti non saranno consistenti, lasciando presumere che la corsa alla produzione di energia biogas non si arresterà dopo il 2012.
“Non ci sarebbe allarme – prosegue Nastri - se l’impianto fosse di piccole dimensioni e confinato all’interno del ciclo produttivo aziendale, ma in considerazione dei prezzi dell’energia è diventato molto più conveniente prevedere grandi impianti da parte di consorzi e non sempre riconducibili ad agricoltori, che hanno lo scopo principale di speculare sulla sua produzione. Infatti, si stanno diffondendo in tutta Italia impianti dai 250kw in su. Le procedure per l’autorizzazione, tra l’altro, seguono un iter molto veloce che i cittadini apprendono quanto è già stato approvato dalla conferenza dei servizi”.
I grandi impianti prevedono un utilizzo di liquami pari al 75 % e un 25 % di materia solida per funzionare in maniera accettabile e monetizzare.
“Mi pare che ci sia qualcosa di sbagliato nell’incoraggiare questo sviluppo – aggiunge Nastri - dal punto di vista etico ma anche ecologico, in quanto un mais che non viene più consumato può ricorrere ad un uso dissennato di chimica, fertilizzanti e antiparassitari, inquina e mina la fertilità, consumando tra l’altro un’enorme quantità d’acqua. Per ogni megawatt occorre “sacrificare” almeno 300 ettari, con la conseguenza di seri ed evidenti rischi di compromettere l’agricoltura, non soltanto di qualità”.
L’on. Nastri chiede dunque al governo di approfondire eventuali pericoli che possano derivare sia per le coltivazioni di prodotti agricoli e agroalimentari limitrofi o all’interno degli impianti agricoli a biogas, oltre che dalle conseguenze dell’utilizzo senza controllo di rifiuti solidi urbani umidi. Giungendo a una regolamentazione di incentivi più restrittiva.