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Novara - Riceviamo e pubblichiamo dallo staff di Civitas Novara: "Il concetto di BENE COMUNE, non deve essere un vocabolo astratto utilizzato in termini autoreferenziali durante convegni o relazioni pubbliche, ma deve sempre più permeare ogni stratificazione della nostra società. Una grave crisi economica ed occupazionale, se non governata, ha delle implicazioni sociali assai gravi per società come le nostre: progettando e concretizzando l’autonoma iniziativa dei cittadini si potrebbe rendere attualizzabile quella Democrazia deliberativa ossia quel piano strategico nel quale il cittadino interviene su decisioni riguardanti il bene pubblico, creando quel capitale che possiamo definire Capitale Connettivo, includendo i soggetti nello sviluppo dei territori. È possibile parlare ancora oggi del "bene comune" come principio ispirativo fondamentale dell'agire politico? Se si guarda agli scenari e ai protagonisti della politica italiana di questi ultimi tempi, si sarebbe tentati di dire di no. La gente comune sente distante il dibattito politico, non concentrato sui problemi reali delle famiglie: lavoro, salute, casa, giovani, scuola, sanità, anziani. Intere aree del paese aspettano dai rappresentanti istituzionali e non solo un'attenzione che non c'è. Le difficoltà contingenti non sembrano aver granché risvegliato la passione per il "bene comune", nonostante i pur alti e ripetuti richiami del massimo garante dell'unità nazionale, il presidente della Repubblica. Alcuni comportamenti privati di uomini politici, poi, segnati da un'impressionante decadenza etica, confermano la lontananza vistosa fra agire politico e tensione morale. Il "bene comune" appare disatteso, irrilevante: ne deriva una diffusa sensazione di disgusto verso gli scenari della politica, che in alcuni diventa tentazione di disimpegno e di qualunquismo, in altri perfino di rivolta. Il servizio del "bene comune" implica, dunque, la responsabilità e l'impegno per la realizzazione piena di tutti e di ciascuno come condizione fondamentale dell'agire politico. Questo è possibile solo se il "bene comune" non è la semplice risultante della spartizione dei beni disponibili, ma una meta che trascende ciascuno con la sua esigenza morale e proprio così ci accomuna. Per Civitas avere a cuore la promozione e la tutela della vita di tutti mettendo al centro la dignità di ogni persona, quale che sia la sua condizione, la sua storia, la sua provenienza e la sua cultura vuol dire impegnarsi per il "bene comune". Una sua frase, quanto mai attuale, diDon Luigi Sturzo potrebbe essere la giusta conclusione a questa riflessione: “ E’ primo dovere dell’arte politica essere franco e fuggire all’infingimento, promettere poco e mantenere quel che si è promesso”. E’ doveroso chiederci: quale classe politica della Prima e della Seconda Repubblica abbia tenuto fede a questa regola?"
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