Novara - Riceviamo e pubblichiamo dall'associazione Carpe Diem: "Al grido di ‘Vogliamo i nostri marò” si è conclusa a Novara la fiaccolata di solidarietà in favore dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti da oltre tre mesi nel carcere indiano di Trivandrum con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani nel corso di un’azione antipirateria. Circa 300 persone si sono ritrovate in piazza Mariti per poi sfilare alla sola luce delle fiaccole. L'Associazione culturale “CARPE DIEM provincia di Novara” ha partecipato alla fiaccolata organizzata dal comitato Tricolore. “Un risultato che è andato oltre le aspettative– sottolineano Fierro Pasquale e Invernizzi Filippo , continua Fierro quello che ci premeva era non spegnere i riflettori sulla vicenda di Massimiliano e Salvatore”. L'Associazione culturale "CARPE DIEM provincia di Novara" ha partecipato con orgoglio e spirito patriottico alla manifestazione "fiaccolata in favore dei maro'" ieri 06/02/2014 organizzata dal Comitato Tricolore per i Maro'. Il presidente dell'associazione Pasquale Fierro insieme al suo vice Filippo Invernizzi dichiarano: "Manifestazione ben riuscita, il popolo italiano ci segue, il nostro grido e anche il loro. E assolutamente intollerabile che dopo circa due anni ancora non siano stati definiti in modo chiaro i capi di imputazione. Tutto questo viola i diritti fondamentali, tra cui il diritto alla difesa, sanciti dalle convenzioni internazionali. Pretendiamo una netta presa di posizione dell’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, Catherine Ashton, affinché vi sia una piena applicazione del diritto internazionale". Vero, infatti, che è venuto meno il rispetto del protocollo previsto per atti di guerra in mare aperto e per la violazione della catena di comando, è tutto da stabilire. Qualche sparuto e inesperto parlamentare in crisi di attenzione ha sostenuto la necessità di una legge per circostanze del genere. Se così fosse, sarebbe l’ennesima defalliance del pessimamente assortito parlamento nazionale, che, avendo deliberato sulla protezione dedicata all’armamento civile in acque ostili, sarebbe occorso in grave, inescusabile dimenticanza. Ma così non è. L’atto di guerra è competenza della gerarchia militare, che ha obbligo di decidere conformemente agli interessi nazionali, assumendosene le responsabilità. Il differimento di ogni decisione al livello politico costituisce elusione di responsabilità di un comando militare inidoneo, senza nulla togliere alla aggiuntiva della investita autorità politica".