Novara - C'era una discreta attesa per l'arrivo di Matteo Renzi a Novara. Una tappa fissata per le ore 18.40 di mercoledì 15 novembre alla stazione ferroviaria Fs, ovviamente blindata per motivi di sicurezza da Polizia di Stato, Polizia ferroviaria e Carabinieri per evitare che ci fossero problemi di qualsiasi sorta, senza contare che la sua venuta sarebbe coincisa con uno degli orari di punta del traffico dei pendolari in partenza o in arrivo alla stazione novarese. Ad attenderlo circa 300 persone: siamo lontani dall'entusiasmo e dal pubblico traboccante con cui venne salutato qualche anno fa al Borsa di Novara durante la sua tournée per 'rottamare' il Pd e andare al Governo del Paese. Da allora sono successe mille e più cose: l'ex sindaco di Firenze è riuscito nel proposito di guidare l'Esecutivo, a Novara allora era salutato dall'allora sindaco Andrea Ballarè e da diversi componenti della sua Giunta. Oggi uno non è più a Palazzo Chigi a Roma e l'altro a Palazzo Cabrino a Novara. Strano destino di due amici di vecchia data sin dalle prime riunioni della Leopolda...
Con lo stesso Ballarè e Rossano Pirovano, c'erano anche diversi componenti del nuovo vertice del Partito Democratico: il segretario provinciale Sergio De Stasio, quello cittadino Cesare Gatti, il presidente Luigi Martinoli; quindi Matteo Besozzi, Giuliano Pacileo, Hassan Pagano, Giuseppe Genoni, Giuliana Manica, Elisabetta Rampi, Augusto Ferrari, Domenico Rossi; diversi giovani come Mattia Colli Vignarelli dei Gd e numerosi curiosi e simpatizzanti, tanti giornalisti locali e anche qualche contestatore, che ha manifestato il suo dissenso comunque in modo civile.
Il treno Pd da Milano è arrivato - per ricordarci comunque che siamo in una stazione Fs... - in ritardo di circa 15 minuti. Alle 18.55 eccolo Renzi che scende da un vagone in cima, mentre i Piddini novaresi lo attendevano in fondo... Come giornalisti attendiamo una sua dichiarazione, un suo saluto alle associazioni che più tardi incontrerà prima di ripartire per la prossima tampa. E invece il nulla. Scende, sorride, saluta, fa tre o quattro selfie e di corsa sale sull'auto che in piazza Garibaldi lo sta aspettando per portarlo alla Novamont per parlare di Green Economy e dell'azienda rilanciata da Catia Bastioli. Cronisti (e anche qualche simpatizzante Pd) increduli, qualcuno anche decisamente contrariato per questo atteggiamento ("poteva fermarsi almeno a bere un caffè e a scambiare quattro chiacchiere in stazione!"), ma tant'è.
"Fosse stato un politico d'altri tempi si sarebbe comportato così?", chiedo a due noti giornalisti della carta stampata che nella loro carriera ne hanno viste e scritte di tutti i colori, pensando a gente come Craxi, Andreotti, Berlinguer, Veltroni, Bossi o Prodi. Li vedo sorridere e intuisco da me già la risposta...
Gianmaria Balboni