Novara - Questo il testo del saluto del sindaco di Novara Ballarè al vescovo Mons. Corti la mattina di domenica 22 gennaio in San Gaudenzio. Un momento di grande emozione.
"Eccellenza, le storie delle comunità degli uomini sono attraversate, sempre, da arrivi e partenze. E sempre gli uni e le altre sono fonte di grandi emozioni. Accade così anche oggi, in questo luogo così denso di significato, nel quale si intersecano la dimensione civile e quella religiosa della nostra città. Luogo della memoria e del progetto, luogo del passato e dell’oggi. Luogo in cui, non casualmente, la nostra città vuole porgere un affettuoso saluto al vescovo che conclude il suo percorso in terra novarese. Quando le parole devono, come in questo caso, raccogliere il sentimento di tutta una comunità, diventano davvero strumenti limitati, magari inadeguati. E rischiano davvero di essere inefficaci. Ma se riescono a superare i confini angusti della retorica, e ad esprimere sentimenti veri, possono essere all’altezza del compito. Sono dunque due i sentimenti che in questo momento vorrei manifestarle. Il primo è la riconoscenza. Questa città le dice grazie per la sua presenza ventennale, sempre caratterizzata da uno stile garbato, da una misura discreta, da una serenità di sguardo che ha accompagnato gli eventi affermando grandi valori con la forza della testimonianza viva. Le diciamo grazie per la sua parola sempre profonda, pronunciata sempre senza enfasi, anche nell’eloquio. Le diciamo grazie per le cose che ha saputo dirci e anche per le cose che ha taciuto. Il secondo sentimento è il rammarico. In particolare il rammarico per non poter più contare sul suo sostegno nel lavoro a cui ci siamo apprestati nella costruzione di un futuro migliore per Novara. Una vicinanza, la sua, che ci avrebbe aiutato a guardare con sempre maggior passione a quella parte della città che vive con più fatica le difficoltà quotidiane. Una disponibilità, la sua, che avrebbe certamente sostenuto il nostro impegno per una città più giusta e più solidale, per la realizzazione del nostro progetto di città-comunità, quel progetto che costituisce ogni giorno l’orizzonte del nostro operare. Eccellenza, caro monsignor Corti, nei prossimi giorni lei lascerà Novara, e quando la mattina guarderà fuori dalla finestra della sua nuova casa non vedrà più il profilo della città dove ha vissuto in questi vent’anni: la Cupola, la pianura intorno, e sullo sfondo il fantastico Monte Rosa. Sono certo che porterà nel profondo della sua anima l’immagine intera di questa nostra terra. Ma se un giorno avesse la sensazione che quell’immagine impallidisca e rischi di cancellarsi, torni a trovarci, torni a guardare questa città così come l’ha guardata per vent’anni. Noi l’aspettiamo. Arrivederci, padre Renato".