Novara - Forti critiche alla manovra economica del Governo Berlusconi sono state espresse dal Segretario Provinciale della Democrazia Cristiana di Novara Luigi Torriani (nella foto) e dal Segretario cittadino Giovanni Colombo. Per gli esponenti DC "la politica socio-economica espressa da PDL e Lega con questa manovra finanziaria “con l’acqua alla gola” non è altro purtroppo che il risultato antisociale di vent’anni di governi personalistici e incapaci di porre in essere quelle politiche di ristrutturazione, sia a livello istituzionale che a livello economico, di cui l’Italia aveva ed ha estremo bisogno per poter fronteggiare le sfide della globalizzazione mondiale e che la popolazione si attendeva dopo anni di sacrifici e dopo le roboanti promesse elettorali del leader del PDL e il contratto con gli italiani, contratto che è miseramente andato in fumo a causa della mancata realizzazione di tutte le clausole da parte di Berlusconi. Ora si cerca di chiudere l’enorme buco del debito pubblico andando ancora una volta a batter cassa, come sempre, alle fasce deboli e indifese, le famiglie di operai, impiegati, pensionati, disoccupati e cercando di ridurre i costi del “carrozzone” istituzional-politico abolendo le province e dimezzando il numero dei parlamentari, ma per far questo occorrerà una modifica della legge costituzionale che però non verrà mai fatta. Berlusconi, smentendo se stesso, ha messo le mani in tasca agli italiani proprio come hanno fatto gli altri prima di lui. Interventi strutturali seri per le famiglie e il sostegno del lavoro sono totalmente assenti in questa manovra. In particolare, affermano Torriani e Colombo, gravissimo è l’ennesimo attacco al sistema pensionistico attuato dal trio Berlusconi, Bossi, Tremonti, consistente nel prolungare indefinitamente l’andata in pensione di lavoratori anziani che così impediscono ai giovani, in particolare diplomati e laureati, di entrare nel mondo del lavoro e costruirsi la propria pensione. L’assurdo è che questa generazione di giovani non avrà in pratica una pensione e non avendo un lavoro non può neppure accedere al credito per costruirsi una famiglia. Ecco l’attacco finale al nucleo essenziale della società, la famiglia appunto. Inconcepibile è che questo venga da forze di centrodestra. A questo punto sarebbe politicamente più giusto e corretto liquidare definitivamente il sistema previdenziale pubblico e lasciare la mano ai privati. Ma ciò non verrà mai fatto perché si tratta di una cassa, seppure forata, da cui molti sanno attingere per i propri interessi. Totalmente assenti misure per il sostegno e la sussidiarietà sociale nell’ottica delle famiglie con difficoltà economiche, dei disoccupati e degli emarginati. Pochi o nulli i tagli agli sprechi e alle spese militari. Dopo la manovra il Governo dovrebbe rassegnare il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica e si deve andare alle elezioni, altrimenti si perderanno altri tre anni utili per riassestare il paese che è ormai a livello Grecia. I responsabili DC concordano sull’appello fatto dal cardinale Bagnasco ieri nell’omelia pronunciata a Genova affinché vi sia una grande conversione culturale e sociale che in primo luogo deve partire da chi ha responsabilità politiche e potere economico e nella quale la famiglia sia il nucleo generatore. Purtroppo, tale conversione, o rivoluzione, con l’attuale classe politica che annaspa nei conti economici e non ha il coraggio di azioni politiche di carattere epocale, pare ancora molto lontana. Essa deve necessariamente avvenire dal basso, dal popolo italiano che la sente necessaria ma che è bloccato avendo perso negli ultimi vent’anni forza rappresentativa diretta e avendo dato fiducia a partiti e leader politici che l’hanno gravemente tradita". Torriani e Colombo auspicano infine che "gli elettori si rendano conto delle scelte sbagliate effettuate in questi anni e tornino, soprattutto la base cattolica, ma non solo, a dare consenso alle forze di centro come la DC che non ha mai abbandonato i propri valori che sono quelli della difesa dei valori sociali, della famiglia e dei diritti del cittadino in uno Stato che applichi la tassazione in modo equo proteggendo le fasce deboli e garantendo il potere d’acquisto di salari e stipendi".