Novara - Riportiamo integralmente il testo del discorso di saluto che il sindaco di Novara, Andrea Ballarè, ha voluto rivolgere sabato 20 aprile all'assemblea dei soci della BpN.
Alcuni mesi fa un dirigente della Goldman Sachs si è dimesso dalla Banca ed ha scritto un articolo sul New York Times suscitando un grosso scalpore. In quell’articolo racconta come si svolgevano le cose all’interno della banca. I clienti erano chiamati muppets,cioè bambocci, marionette; e lui, che era un capo, era obbligato a dire ai suoi sottoposti che dovevano trattare con questi bambocci senza alcuno scrupolo, massimizzando senza alcuna remora il profitto dell’istituto, vendendo anche prodotti “tossici” o almeno poco sicuri, altrimenti non sarebbero scattati i premi, ma i licenziamenti.
Un cliente marionetta.
In questi anni viviamo momenti acutissimi di una crisi che affonda le proprie radici in una forte instabilità finanziaria generata dal crollo di un modo di intendere il ruolo delle banche molto simile a quello descritto dal funzionario della Goldman.
Allora, voglio tornare a riflettere per qualche momento insieme a tutti voi, che insieme a me vivete l’opportunità e il compito di governare un territorio di fronte ad una crisi che insidia il nostro stesso modello di vita e di organizzazione della società, sul ruolo e sul profilo che deve oggi avere una banca.
Io credo che il ruolo debba essere quello del protagonista, insieme ad altri, in primis la politica.
Io credo che la strada per uscire da questo stato di cose abbia un nome antico: speranza.
Non vi sembri strano, in un contesto abituato soprattutto a misurarsi con la spietata concretezza dei numeri, che il punto di partenza di un ragionamento sia un concetto immateriale come questo.
Sono fermamente convinto che la speranza sia il fattore decisivo per la ripresa economica. Lo è stata negli anni difficili del dopoguerra con le città attonite tra le macerie materiali e morali. Lo è stata dopo la grande crisi petrolifera degli anni 70. Lo può e deve essere anche oggi.
Speranza come fattore di crescita economica: è quello che in un termine anglosassone si dice: vision. La vision non sta scritta nei bilanci, ma li influenza.
La vision deve rispondere alla domanda: dove vogliamo andare e come. E questa domanda vale per tutti, per la politica ma anche per una banca.
Io credo che la vision di una banca del territorio sia quella che pone i legittimi obiettivi aziendali dentro un contesto di speranza.
E d’altra parte che cosa significa “credito” se non fiducia, speranza, appunto ?
Ciò di cui il Paese, e in modo specifico i nostri territori, il mio territorio ha bisogno è proprio di una banca che sappia rappresentarsi e sia, un fattore attivo di speranza, di fiducia e di coesione.
Il territorio novarese, che qui rappresento, sebbene colpito pesantemente da questa crisi che ha fatto addirittura riemergere bisogni che credevamo dimenticati, come la casa e il cibo, conserva una capacità progettuale rilevante, che come amministrazione cerchiamo di accompagnare. Un territorio che è già una eccellenza. Un potenziale punto di riferimento di una vasta regione, il nord ovest del Paese, che se sommasse le potenzialità e le forme di innovazione, la capacità brevettuale, il numero di università, i centri di ricerca, ma anche i musei e l’offerta culturale sarebbe ai vertici di una ideale classifica delle regioni europee.
A questa area vasta Novara offre già due pilastri: un centro di intescambio logistico eccellente e tuttavia ancora da potenziare, e una polo di ricerca e impresa dedicata alla chimica sostenibile unica in Europa e forse nel mondo. E affianca a questo la freschezza di una inedita vocazione di importante centro di cultura e di conoscenza, come testimonia la nuova stagione di eventi culturali nati a Novara, con un significativo e notevolissimo successo.
Insomma: un territorio che ha tra le sue mani gli asset fondamentali per un rilancio non effimero, per una nuova stagione di benessere e di lavoro.
Perché la promessa di futuro che già oggi Novara coltiva si trasformi definitivamente in realtà, c’è bisogno assoluto di un contesto favorevole e di compagni di viaggio sicuri e ambiziosi.
E noi leggiamo dentro le cifre che, in particolare la Divisione Banca Popolare di Novara, ha realizzato in questi ultimi dodici mesi, lo sforzo per essere fedele a questa vocazione. Le leggiamo nelle iniziative per dare fiato alla ripresa, agendo sul fronte del credito alle piccole e medie imprese, anche attraverso la moratoria dei mutui e il prolungamento delle scadenze dei crediti commerciali. Lo leggiamo nell’attenzione alle situazioni di difficoltà delle famiglie , come è avvenuto con la convenzione che tramite la Provincia di Novara ha consentito l’anticipo della Cassa Integrazione ai lavoratori delle aziende in crisi. Lo ritroviamo nel grande sforzo profuso nelle sponsorizzazioni, in particolare nel settore sportivo (dalle grandi eccellenze del Novara Calcio e del Volley femminile fino alla miriade di realtà giovanili).
Ed altrettanto vediamo nei bilanci di Fondazione BpN per il territorio l’attenzione a garantire aiuto a progetti sociali e di solidarietà e alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.
Questa Banca è lo strumento di cui il territorio novarese ha bisogno.
Non un luogo astratto e lontano, ma persone competenti, sensibili e capaci.
Certo, in un momento in cui vengono richiesti sforzi ulteriori, noi amministratori locali, e con noi tutto il sistema delle imprese, ed anche i cittadini-clienti, vogliamo ribadire al management del Banco che questa Banca è un elemento troppo importante per Novara perché qualcuno possa essere anche solo sfiorato dall’idea di ulteriori ridimensionamenti o, ad esempio, dalla ipotesi di una riduzione della dotazione della Fondazione. Sono ipotesi che non voglio neppure considerare e sono certo che le scelte che saranno compiute andranno nella giusta direzione.
Che è quella della speranza.
Sono certo che su questa strada la Banca Popolare di Novara ci sarà, e saprà, insieme a noi, continuare a aiutare una parte importante del nostro Paese a realizzare i propri sogni.