Novara - Riceviamo e pubblichiamo da Azione, gruppo che a Novara ha come referente Sergio De Stasio (foto): "Sostenere il “No” al referendum confermativo sul taglio dei parlamentari del 20 e 21 settembre è un gesto coraggioso ed impopolare, ma che merita di essere portato avanti, come tutte le battaglie difficili ma giuste. La riduzione del numero dei parlamentari, voluta dal Movimento 5 stelle, si propone di ridurne il numero da 945 (630 deputati e 315 senatori) a 600 (400 deputati e 200 senatori) tramite una modifica operata sugli articoli 56 e 57 della costituzione italiana".
Di seguito, i nostri 10 punti, per dire “No” al taglio della democrazia:
1. La riforma produrrebbe un risparmio irrisorio, pari allo 0,007% della spesa pubblica, a fronte di un taglio ben più consistente alla democrazia. I veri costi che gravano sui cittadini non sono, infatti, quelli della “politica”, ma quelli delle “politiche”, come il reddito di cittadinanza, che costa ogni anno € 6.600.000.000 ai contribuenti, 115 volte il risparmio annuo prodotto dal taglio dei parlamentari, ammontante a € 57.000.000.
2. La riforma non risolve alcuna delle lungaggini ed inefficienze che attanagliano il nostro sistema legislativo; prima fra tutte il bicameralismo perfetto, con camera e senato relegati a svolgere i medesimi compiti, duplicando, di fatto, il processo legislativo, e rendendolo, così, complicato e farraginoso. Non sorprende, allora, che il taglio non affronti questi problemi, semplicemente perché, com’è evidente, non è a questi fini che è stato pensato.
3. In caso di vittoria del “Sì”, anzi, si accrescerà l’inefficienza dell’iter legislativo, a causa dell’imbuto che si formerà in senato a seguito dell’obbligato accorpamento delle commissioni, che saranno meno efficaci ed efficienti, in quanto dovranno eseguire gli stessi compiti svolti dalla camera, che verrebbe ridimensionata da 630 a 400 membri, con soli 200 senatori ad occuparsi delle attuali 19 commissioni, fra permanenti, speciali, straordinarie e d’inchiesta.
4. La mutilazione dell’organo legislativo porterà all’ampliamento delle circoscrizioni elettorali, che accrescerà la distanza fra rappresentanti e rappresentati, soprattutto dei territori meno popolosi, che subiranno forti e sproporzionate distorsioni nella rappresentanza, e delle minoranze etnico-linguistiche, anch’esse penalizzate dal taglio, con un deputato che, in caso di vittoria del sì, rappresenterà, in media, circa 151.000 cittadini italiani, il rapporto elettori-eletti più alto di tutto il continente europeo.
5. Il taglio provocherebbe un innalzamento della soglia di sbarramento implicita, particolarmente nell’elezione del senato che, per costituzione, avviene su base regionale. Ipotizzando, infatti, una legge elettorale proporzionale con soglia esplicita al 5%, ed ipotizzando la vittoria del sì al referendum, avremmo regioni, come la Basilicata, in cui la soglia di sbarramento implicita raggiungerà il 20%, visto l’esiguo numero di seggi spettanti al senato a seguito del taglio.
6. L’iter per elezione del presidente della repubblica, massima carica dello stato, verrebbe, di fatto, stravolto nei numeri, con uno squilibrio di potere nelle mani dei delegati regionali partecipanti, la cui composizione resterà invariata, a fronte di una drastica riduzione dei parlamentari votanti.
7. Ridurre il numero dei parlamentari peggiorerà la qualità degli stessi perché, attribuirgli un maggiore peso specifico all’interno dell’aula, spingerà le segreterie di partito a candidare nelle liste bloccate più soggetti caratterizzati dalla fedeltà al partito, alla corrente od al leader di turno, piuttosto che da capacità ed abilità personali. Questo porterebbe con sé una rilevante riduzione di autonomia e pluralismo fra i rappresentanti all’interno dell’organo legislativo.
8. Promuovere il sì al referendum del 20 e 21 settembre significherebbe cercare di rendere più difficile governare e legiferare in questo paese, con esecutivi che appariranno ancor più spesso inermi sotto lo scacco dell’instabilità, provocata dalla crescente probabilità di maggioranze differenti nei due rami del parlamento, con un senato costantemente in bilico, dato il peso specifico maggiore che verrà attribuito ai singoli senatori.
9. Un sistema istituzionale pensato per un certo numero di rappresentanti rischia di andare in crisi se si "taglia" un pezzo senza aggiungerne o aggiustarne un altro. Così, se si riduce il numero dei parlamentari e si lasciano inalterati legge elettorale e regolamenti parlamentari, correttivi di cui, nei fatti, non s’è vista che l’ombra, il sistema va in cortocircuito.
10.Chiamarla riforma, in conclusione, è davvero un eufemismo, questo altro non è che un taglio demagogico, populista e distruttivo, costruito e protratto per legittimare un Movimento 5 Stelle decadente nei suoi stessi valori e la sua battaglia per cancellare la democrazia rappresentativa attraverso il suo ultimo, disperato, spot elettorale.
"Sabato 12 settembre saremo presenti con i nostri Gazebo dalle ore 15 alle ore 19 inPiazza Duomo a Novara, in Piazza Martiri della Libertà a Borgomanero e domenica 13 ad Arona in Corso della Repubblica, per ribadire con forza il nostro NO a questa riforma scritta male, che danneggia le istituzioni e serve solo alla propaganda a 5 stelle".