Novara - Lettera aperta al ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, da parte dell'on. Daniele Galli (Fli): "Il 10 agosto 2012, i quotidiani riportavano i seguenti fatti: “Modena – Non vuole portare il velo, ma soprattutto non intende sposare l’uomo che la famiglia ha prenotato per lei. Una neodiciottenne marocchina è stata aggredita e picchiata dal padre, …. Calci, pugni e ginocchiate al volto e la frattura del setto nasale, con una prognosi di oltre 21 giorni ….” (da Il Mattino.it); il 13 agosto 2012, da La Repubblica.it: “Venezia - A 13 anni era stata venduta per 3.000 euro dalla sua famiglia come promessa sposa, ma la famiglia del futuro marito l’ha violentata, segregata e torturata con un filo elettrico”; 17 agosto 2012, ANSA: incinta e picchiata dal marito per strada, si era tolta il velo per il troppo caldo. Oggi sappiamo di queste violenze rese note dalla stampa, solo perchè avvenute in luoghi pubblici, quindi non nascoste dall’omertà di clan familiari e consorterie religiose, ed è nostro dovere domandarci quante altre situazioni di vera e propria schiavitù esistono in Italia tra le mura domestiche, come è doveroso fare ogni cosa possibile per impedire che accadano. Esse sono il sintomo dell’esistenza di gruppi sociali che rifiutano nei fatti e nell’agire le nostre leggi e che vogliono sussistere, espandersi e imporsi su di esse, anche creando aree di sospensione del diritto italiano in cui sono vigenti le leggi tribali di origine. Gruppi che sfruttano la nostra tolleranza verso le “differenze culturali”, la nostra insipienza nel proporre normative idonee ad arginare il problema, per perpetrare usi e consuetudini di continua violenza e negazione dei diritti della persona, facilitati in questo agire anche da una nostra colpevole mancata responsabilità in vigilandum. In nessuna parte del mondo, l’appartenere a culture diverse esonera le persone dal rispettare le leggi del paese ospitante, nè tali minoranze godono dell’impunità quando non le rispettano. Non possiamo considerare fatti come quelli ricordati dei semplici episodi isolati: tali crimini contro la persona sono la punta dell’iceberg, si ripetono costantemente da anni, ed essi devono essere oggetto dell’attenzione del legislatore e del Governo, prima che possano diventare consuetudine e che in forza di tale comportamento consuetudinario se ne possa invocare la fonte di legge. E’ necessario un intervento profondo e radicale, come venne a suo tempo fatto per il “delitto d’onore”- da consuetudine attenuante ad aggravante del delitto - ma con un procedimento inverso: da fatto considerato sporadico a riconosciuto comportamento da penalizzare e prevenire. Mi rivolgo quindi a Lei, perché nell’ambito delle Sue funzioni, solleciti ogni misura adeguata, dal controllo all’applicazione delle norme vigenti, fino all’intervento legislativo, per poter garantire il rispetto dello Stato di diritto su tutto il territorio nazionale, attivando a tale proposito tutte le sinergie possibili tra le Forze dell’ordine e le amministrazioni locali, le quali non possono non avere contezza di quanto avviene nel loro ristretto ambito territoriale".