![Gian Carlo Locarni Gian Carlo Locarni](https://www.freenovara.it/sites/default/files/imagecache/400xY/locarni_gcarlo_66.jpg)
Novara - Riceviamo e pubblichiamo da Gian Carlo Locarni, responsabile delle politiche ambientali della Lega Nord provincia di Novara: "Ma il presidente della Regione Chiamparino e l’assessore all’ambiente Valmaggia, in merito alla proposta di piano regionale per il trattamento dei rifiuti e dei fanghi di depurazione, avranno letto la documentazione a corredo della loro stessa delibera (D.G.R. 8 giugno 2015 n. 22-1544) oppure si sono limitati a redigere le cinque pagine della delibera evitando accuratamente di studiare le oltre cinquecento pagine del piano stesso. Le mie affermazioni nascono dalla lettura delle affermazioni del duo Ciamparino-Valmaggia reo di non conoscere la proposta di piano regionale, dato che molti paragrafi interni alla proposta non escludono gli impianti di termovalorizzazione, esemplificando:8.5.2 Fabbisogno di trattamento del rifiuto urbano indifferenziato dell’ATO 1 e dell’ATO 2. L’analisi degli scenari ha evidenziato come in linea generale il ricorso al co-incenerimento in impianti già esistenti sul territorio extraregionale (es. cementifici) sia la soluzione più sostenibile sotto il profilo ambientale (distanza massima analizzata 200 km). La stessa analisi ha però sottolineato che, nei casi di assenza sul territorio di questa tipologia di impianti o di non disponibilità ad utilizzare CSS, le possibili soluzioni alternative presentano aspetti da valutare caso per caso. Nello specifico, il ricorso al conferimento di CSS in impianti di termovalorizzazione in territori extraregionali non pare sia una soluzione ottimale così come il ricorso alla termovalorizzazione nel territorio dei due ambiti, sia con la tecnologia a griglia che con la tecnologia a letto fluido. Un aspetto interessante potrebbe essere il ricorso alla termovalorizzazione in impianti con tecnologia a griglia di grande taglia. Stante tali premesse si ritiene corretto attenersi a quanto emerso in sede di valutazione ambientale, non escludendo l’alternativa relativa alla termovalorizzazione in un impianto di grande dimensioni che, però, per taglia impiantistica dovrà comprendere una più ampia valutazione riguardante anche la gestione dei rifiuti speciali. Per la produzione di CSS si ipotizza di utilizzare, ove tecnicamente possibile, gli impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) esistenti nei territori dei due ambiti territoriali, siano essi di bio-stabilizzazione o di bio-essicazione. Tenendo conto della stima della produzione di rifiuti urbani e del raggiungimento dell’obiettivo del 65% di RD, il fabbisogno di smaltimento del rifiuto urbano indifferenziato risulta essere di 136.000 t/a per l’ATO 1 e 99.000 t/a per l’ATO 2. Considerando le tipologie degli impianti presenti nei due ambiti, nonché la loro distribuzione territoriale si ipotizza di suddividere i quantitativi in due frazioni da inviare rispettivamente alla bio-essiccazione (90.000 t) e alla bio-stabilizzazione (145.000 t). La frazione secca/bio-essiccata prodotta presso gli impianti viene successivamente trasformata in CSS (modificando o integrando le linee impiantistiche già presenti, ove possibile). Considerati gli impianti presenti attualmente sul territorio dei due ambiti (vedere capitolo 5) non sussistono allo stato attuale problemi di trattamento. Risulta tuttavia necessario integrare le linee impiantistiche esistenti, predisponendole alla produzione di CSS. Gli scarti di processo, provenienti dagli impianti di TMB e di produzione di CSS. Sottolineando che questa parte della proposta di piano si trova nelle prime 250 pagine rimane ancor più allarmante il proseguo della proposta (per chi l'ha letta e studiata come il sottoscritto), in quanto se non fosse già di fatto preoccupante il paragrafo sopra citato il seguito rimane al limite dell’aberrante: Merita tuttavia sottolineare che, l’utilizzazione del CSS in impianti di co-incenerimento già esistenti, appare un fattore limitante stante lo scarso numero di impianti disponibili sul territorio. Si ritiene pertanto che su questo specifico argomento possano essere avviate delle successive valutazioni, nel corso della predisposizione dei Piani d’Ambito, finalizzate a verificare possibili soluzioni alternative al recupero energetico in grado di considerare tecnologie ancora non completamente affermate ma interessanti sia da un punto di vista ambientale, sia da un punto di vista economico (ad esempio la pirogassificazione). Concludendo il progetto di piano dice tutto e il contrario di tutto dato che sempre nelle prime pagine vi è un’affermazione tale: diverso invece potrebbe essere la situazione nel caso di ricorso alla termovalorizzazione in impianti di grande taglia con tecnologia a griglia; in questo caso i benefici misurabili con gli indicatori “riscaldamento globale” e “tossicità umana” sarebbero interessanti. Non particolarmente determinanti, in termini ambientali, gli impatti legati al trasporto su gomma dei rifiuti; tale affermazione è sostenibile esclusivamente per trasporti contenuti nell’ambito di 200KM. Quindi si procede con una riallocazione degli ambiti territoriali ottimali e dei relativi piani portandoli in diminuzione a confronto della legge regionale 7/2012ma nel contempo stesso il “buon” Chiamparino afferma che l’impianto del Gerbido rimane esaustivo del fabbisogno regionale ma dato che allo stato dell’arte attuale l’impianto stesso brucia per il suo funzionamento circa 420.000 tonnellate all’anno di rifiuti, con una capacita massima intorno alle 500/520.000 tn. gli altri restanti ATO il residuo non differenziabile dove dovrebbero collocarlo? Faccio mie le varie preoccupazioni dei comitati ambientali (vedi Carp.) e di Lega Ambiente, i quali oltre alle preoccupazioni hanno affermato che il progetto di piano vada rivisto sostanzialmente. Auspico che oltre alle opposizioni nella preposta commissione regionale all’ambiente, vi sia qualche consigliere-commissario di maggioranza che si sia preso la briga e il dovere di studiare il progetto stesso".