Novara - “Nella provincia di Novara è previsto un consumo di suolo di oltre 2,7 milioni di metri quadrati programmato in un anno per la sola logistica senza tenere conto dei poli già insediati e di altri progetti di insediamento produttivo non logistico”. E’ quanto emerge dalla risposta che l’assessore Carosso con delega all’urbanistica a un’interrogazione del consigliere Domenico Rossi sul tema del consumo di suolo, con particolare riferimento al settore logistico. “Un dato sconcertante che ci richiama alla necessità, non più rinviabile, di una programmazione su questo tema attraverso la quale la Regione deve assumere il ruolo di regista” spiega il consigliere Dem. “Proprio la programmazione è compito specifico delle Regioni. L’alternativa, come abbiamo già visto in passato per altri settori, è una resa incondizionata alle richieste, pur legittime, del privato” prosegue Rossi precisando che “con un’adeguata pianificazione la Regione garantirebbe un equilibrio tra gli interessi di specifici settori e i beni comuni. In questo caso la tutela dell’ambiente, del paesaggio e del suolo. In tal senso mi preoccupa l'intenzione dell'esecutivo di modificare Legge Regionale 40/98 al fine di concentrare vigilanza e verifica nelle mani dei Comuni. Occorre, infatti, andare il più possibile in una direzione di valutazione sovracomunale, almeno provinciale, all’interno di limiti definiti a livello regionale tramite un vero e proprio piano. Senza dimenticare che, soprattutto nei Comuni più piccoli, possono mancare le giuste competenze per valutare e accompagnare progetti di una certa portata”.
Una richiesta di prevedere specifiche azioni di programmazione già avanzata con un atto di indirizzo già depositato come Partito Democratico a prima firma Rossi. “Mi auguro che venga discusso al più presto. E’ ormai evidente - conclude il consigliere Dem - che il nostro futuro è strettamente connesso a quello della natura che abitiamo e che occorre ripensare le politiche di sviluppo e ambientali del Paese incentivando visioni e pratiche circolari: non possiamo continuare a vivere come se il suolo fosse una risorsa rinnovabile. Non si tratta di contrapporre ambiente e lavoro o sviluppo, ma di abbandonare pratiche sbagliate, che lasciano pesanti eredità alle future generazioni, e scegliere nuovi modelli e nuove pratiche, peraltro già esistenti, che tengano insieme cura del pianeta e cura dell’uomo”.