Novara - L’attività di rendicontazione degli Enti locali rappresenta non solo un dato meramente tecnico, ma assume una valenza soprattutto politica, di valutazione sull’operato amministrativo dell’anno precedente. Questo a maggior ragione, se si considera che il Consiglio Provinciale non si riuniva da gennaio e non è ancora stato approvato il bilancio di previsione 2017, sul quale speriamo di poter a breve esprimere una valutazione e fornire un apporto critico ma costruttivo.
«Dal punto di vista dei “numeri” – spiega il Consigliere Massimo Marcassa –ci preoccupa in particolare il disavanzo che si è generato in questi ultimi anni: il rendiconto sancisce un dato preoccupante, un “buco” di 9 milioni e 200 mila euro. Questo disavanzo è stato parzialmente ridotto perché la Provincia ha formalizzato un piano di rientro che la indebita fino al 2044!»
«Ad oggi non sappiamo– prosegue il Consigliere Andrea Crivelli – quale sia la soluzione individuata dalla maggioranza, visto che il bilancio previsionale slitterà ancora di alcuni mesi: da parte nostra, sicuramente proporremo di controllare le spese e di vendere le quote della Provincia di società partecipate non strategiche. Tali dismissioni potrebbero portare fin da subito nelle casse della Provincia oltre 600.000 euro».
Questa è solo una delle strade da percorrere in un’ottica di una forte politica di contrazione delle spese che deve andare avanti di pari passo con una ancor più decisa politica di risanamento dei debiti pregressi. Non dimentichiamo che ad oggi, il rischio del dissesto, è un’ipotesi tutt’altro che scongiurata. È il Partito Democratico che, con la Legge Delrio, ha condannato le Province a questa natura ibrida, che non permette di assolvere adeguatamente neppure alle funzioni fondamentali: una situazione paradossale, che aumenta il distacco dei cittadini dall’Ente Provincia, i cui rappresentanti non sono neppure più eletti direttamente dai cittadini.
«Non vogliamo trasformare la Provincia in un campo di battaglia ideologico – concludono i Consiglieri –, ma la nostra disponibilità a tutelare le istanze dei territori non può permetterci di avallare in alcun modo un rendiconto che delinea una situazione economica di pre-dissesto, le cui responsabilità sembrano imputabili non solo ai tagli e alle insensate scelte dello Stato centrale ma anche a superficialità, mancanza di lungimiranza e poca accortezza delle gestione precedenti».