Novara - "Grande rilevanza - ci scrive l'on. Gianni Mancuso (Pdl) - ha suscitato nell’opinione pubblica la notizia riguardante il capitolo relativo ai “Tagli dei costi della politica” previsti dalla Manovra Finanziaria. Con ciò, non si deve intendere che tali costi siano relativi solo al “Palazzo”, ma anche alle altre Istituzioni, come Comuni, Province e Regioni. Per quanto riguarda il capitolo “Emolumenti dei Parlamentari” (pubblici e consultabili sulla Rete) vale la pena ricordare che già la Manovra Economica del 2010 ha determinato una riduzione degli stessi di circa 1000 Euro, a partire dal gennaio 2011. Nel corso della XV Legislatura (2006-2008) la Camera ha deciso di non applicare lo scatto retributivo (7/800 Euro circa/mese), previsto dal contratto dei magistrati, a cui è collegato il trattamento economico dei Parlamentari. Ancora, nella XIV Legislatura (2001-2006), il Governo Berlusconi, chiese ed ottenne dalla Camera dei Deputati di applicare una riduzione del 10% agli emolumenti dei Parlamentari. Posso affermare, quindi, senza temere smentite, che in fatto di tagli agli emolumenti dei Parlamentari, se dal dopoguerra vi é stata una costante progressione dei compensi, è innegabile che dalla XIV Legislatura a oggi, si è assistito ad un’inversione di tendenza, con le decurtazioni di cui sopra. Ma, venendo alle altre Istituzioni territoriali, i Comuni (8092 ad Agosto 2011) sono decisamente troppi, con particolare riferimento a quelli che non raggiungono i mille abitanti, e dovrebbero essere accorpati dall’alto, seguendo la logica della contiguità, visto che le varie leggi regionali per l’accorpamento dal basso dei piccoli Comuni non hanno sortito alcun utile risultato. A titolo di esempio, a livello locale piemontese, la legge regionale n. 51 del 1992 e le deliberazioni della Giunta n. 34 del 30 settembre 2002 e n. 20 del 10 marzo 2.008 hanno ridotto solo da 1209 a 1205 (solo 4) i Comuni piemontesi in 18 anni. Per quanto riguarda le Province, sono fortemente orientato verso la loro totale abolizione; le considero, infatti, un’inutile e oneroso doppio livello intermedio tra i Comuni e lo Stato, le Regioni sono più che sufficienti. I tagli ai costi della politica non potranno ovviamente ricadere sui lavoratori dipendenti delle Province. Prima di tagliare, sarà necessario provvedere ad un loro ricollocamento, effettuato in maniera da salvaguardare livelli e competenze, anche prevedendo eventuali pre-pensionamenti per coloro che sono vicini alla quiescenza. Per quanto riguarda, infine, le Regioni, è bene ricordare che, sebbene previste dalla Costituzione approvata nel 1948, sono state realmente istituite a partire dal 1970 ed avrebbero dovuto sostituire le Province. Così non avvenne, e le Regioni sono divenute, legislatura dopo legislatura, degli esorbitanti centri di costo. Scimmiottando le istituzioni nazionali, anno dopo anno, le Regioni hanno progressivamente dilatato i compensi e i numerosi benefit previsti per i loro amministratori. Il testo della Manovra bis prevede un articolo che si occupa, finalmente, di contrarre significativamente gli emolumenti di consiglieri ed assessori regionali, che ad oggi “costano” al contribuente quanto, e a volte, più dei parlamentari stessi".