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Manica (Pd) sulle liste d'attesa nella Sanità piemontese

Giuliana Manica (Pd)

Novara - “Con il blocco del personale la situazione delle liste di attesa in sanità è peggiorata drasticamente, tanto da segnare una netta inversione della tendenza che fino a qualche anno fa aveva visto la sanità piemontese in grado rispondere positivamente alla richiesta di salute che viene dai cittadini. Oggi non è più così”. La consigliera regionale PD Giuliana Manica è secca nel commentare la ricerca “La salute può attendere”, un dossier ricco di dati e di proposte sulle liste di attesa nel servizio sanitario piemontese realizzata dal gruppo regionale PD. “La gravità del fenomeno è tale che oggi, complice anche il peso del ticket su ogni prestazione, il cittadino si sta allontanando dall’utilizzo delle strutture sanitarie pubbliche per rivolgersi al privato. Quella pubblica rischia di diventare una sanità virtuale”, aggiunge Manica.

Il dossier raccoglie i dati delle liste di attesa superiori ai tre mesi, facendo anche confronti tra le diverse Asl per alcune prestazioni e confrontando le attese con quelle del 2011.
Per quanto riguarda il novarese, “ al poliambulatorio di Borgomanero si attendono 260 giorni per una visita cardiologica pediatrica, 165 per una allergologica, 141 per una visita ginecologica, 138 per quella gastroenterologica, 117 per una visita oculistica. L’ospedale Maggiore fa attendere 245 per una visita al centro cefalee, 204 per una colonscopia, 187 per una visita oculistica, 160 per una ecocardiografia, 115 per una visita cardiologica, quando due anni fa per questa bastava un mese. Sono tempi troppo lunghi. Siamo consapevoli delle difficoltà della Regione, ma su questo tema l’assessorato non fa nulla, quasi il problema non ci fosse. Attese di sei mesi, un anno, non possono essere considerate un servizio accettabile, questo oggettivamente porta i pazienti a rivolgersi al privato”, aggiunge Manica.
La consigliera regionale PD ricorda le proposte per ridurre le liste di attesa, che “configurano un quadro in cui la possibilità di curarsi appare fortemente compromessa, soprattutto per le fasce di reddito più modeste. Questa situazione non può che produrre un forte incremento della attività dei laboratori privati”. 
Per tagliare le attese secondo il PD è necessario intervenire sulla appropriatezza delle richieste dei medici, in modo da ridurre al necessario gli esami di laboratorio e radiologici. Occorre anche inserire nel CUP i centri privati accreditati, chiedendo loro di fornire non esami di laboratorio, cui la sanità pubblica è in grado di provvedere, ma le prestazioni specialistiche in cui il sistema sanitario pubblico è più debole. Infine sono necessarie anche prestazioni aggiuntive da parte degli ospedali per le attese maggiori e le patologie più gravi, l’utilizzo da parte degli specialisti ospedalieri della possibilità di prescrivere direttamente gli esami, senza ricorrere al medico di famiglia, la pulizia periodica delle liste di attesa.