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Movimento No F35: Il naso di Pinocchio della Pinotti

Novara - Riceviamo e pubblichiamo dal gruppo novarese del Movimento No F35: "L'11 dicembre 2014 il Dipartimento della Difesa statunitense ha annunciato che ha assegnato a Italia e Turchia le attività di Maintenance, Repair, Overhaul and Upgrade (MRO&U), relativamente alle aerostrutture e ai motori delle future flotte di F-35 per l'Europa (si tratta di manutenzione). Entrambe le strutture saranno operative entro il 2018 e verranno affiancate rispettivamente dal Regno Unito e da Olanda e Norvegia. Christopher C. Bogdan, responsabile del programma, ha dichiarato che la scelta dei due paesi è stata la conseguenza naturale del fatto che l'Italia aveva già speso per il reparto FACO di Cameri 1 miliardo di euro, mentre la Turchia aveva già pronta la cellula motore costata decine di milioni di dollari. Anche per questa scelta vale il principio del miglior rapporto qualità-prezzo, per cui il Pentagono potrà decidere di affidare il lavoro ad un migliore offerente, continuando così la politica americana sull'F-35 che incentiva la competizione fra i vari partner scaricando loro addosso anche costi e rischi degli investimenti. Non si capisce allora la sorpresa e l'enfasi posta sulla notizia dal ministro della difesa Pinotti e dai maggiori media che hanno rilanciato le sue dichiarazioni (“l’Italia ce l’ha fatta, è un risultato straordinario”), visto che si sono già spesi più di tre miliardi per la fase di ricerca e sviluppo e investimenti produttivi, con un ritorno di soli 667 milioni di dollari in contratti per 27 aziende. Non si comprende neanche quale sarebbero il successo industriale e le enormi ricadute per l'Italia, dato che è lo stesso a.d. Mauro Moretti di Finmeccanica ad affermare che nello stabilimento FACO di Cameri, dove lavorano meno di 500 persone, non è previsto l'aggiornamento per l'avionica e l'elettronica del velivolo, cioè l'area di intervento a più alta intensità tecnologica. L'Italia ha già acquistato 8 velivoli su un totale di 90, ad un costo unitario di non meno di 140 milioni di euro (l'ultimo contratto è stato siglato in novembre anche qui smentendo la moratoria decisa dal Parlamento), tacendo sui costi operativi che continuano ad aumentare (relazione commissionata dal governo canadese presentata in Parlamento), che siamo in presenza di un velivolo ancora in fase di test e prova sottoposto a continue modifiche e che non garantisce l'invisibilità ai radar a bassa frequenza, ma, soprattutto, non dice quale altro paese l'Italia dovrà attaccare e perché dovrebbe svolgere missioni di combattimento. In definitiva: il Movimento no F-35 del Novarese non può che continuare ad opporsi al programma di costruzione ed acquisto dei cacciabombardieri F-35. Ciò sia per le note ragioni morali e politiche, sia perché il progetto non possiede i requisiti minimi di economicità validi per una qualunque impresa produttiva".