Novara - «La visita di Renzi di martedì scorso a Novara rappresenta esattamente quello che è il Pd oggi»: così commenta l’on. Gaetano Nastri (Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale). Che spiega: «Il leader dem ha fatto una vera e propria ‘toccata e fuga’, senza fermarsi neppure un minuto a dialogare con la sua gente che l’aspettava in stazione. E poi, cosa ha fatto? Si è recato in visita a un’azienda, leader nel proprio settore, la cui presidente era stata da Renzi nominata alla presidenza di terna. Il che va benissimo, ma da un vero leader di sinistra ci si sarebbe aspettato che magari andasse in qualche azienda in crisi, a parlare con i lavoratori in cassa integrazione o in mobilità».
«Ma questo Renzi non poteva farlo – continua Nastri – perché anche lui è responsabile della grave situazione economica in cui versa il Paese: il Jobs Act, non è forse cosa sua? E’ chiaro, quindi, che ha evitato accuratamente di parlare con quei lavoratori. E il fatto che si sia subito allontanato, conferma che il Pd è un partito che non sa più dialogare con la gente, anche se è la sua gente. L’unica cosa che sa fare è il Pd novarese è quello di attaccare Canelli su argomenti pretestuosi: i novaresi si sono ben espressi lo scorso anno, mandando a casa Ballarè».
Intanto lo stesso on. Gaetano Nastri (Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale) ha accolto con soddisfazione la notizia che la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha approvato, in sede deliberante, il provvedimento che istituzionalizza l’Inno di Mameli come inno nazionale, dopo che analoga decisione era stata adottata dalla stessa commissione della Camera.
L’on. Nastri aveva presentato già nel novembre del 2013 una proposta di legge, composta di un unico articolo: “La Repubblica riconosce l’inno di Mameli ‘Fratelli d’Italia’ quale inno ufficiale della Repubblica”. «Alla fine è stato adottato un testo presentato dal Pd D’Ottavio – spiega Nastri – e comunque non è importante chi ci mette il cappello quanto il fatto che, finalmente, è stata conclusa una vicenda che risale a più di settant’anni fa: l'inno di Mameli rappresenta ufficialmente come già lo è nei fatti, un inno facente parte della nostra storia, del nostro Dna adesso e per il futuro. Io mi tengo il merito di averci pensato per primo». Infatti, da un verbale del Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946 si evince che l'inno di Mameli fu adottato provvisoriamente ed esclusivamente in occasione delle cerimonie militari. Il medesimo documento rimandava a un successivo decreto l’intenzione di stabilire l'adozione provvisoria dell'inno di Mameli quale inno nazionale. Decreto che, tuttavia, non fu mai emanato.