Novara - "L’Assemblea Provinciale del Pd novarese - ci scrive Elena Ferrara, segretaria provinciale del Partito Democratico - ha recentemente approvato all’unanimità una mozione di indirizzo sui problemi derivanti dal “sistema d’arma” F35 che ne mette in rilievo tutte le contraddizioni, le carenze e le problematiche occupazionali, costituzionali, di difesa, economico-finanziarie, di ricaduta tecnologica e industriale. Sono oltre due anni, infatti, che i novaresi stanno subendo una campagna di disinformazione sulla questione degli F35. Il governo nazionale, quello regionale, quello provinciale e alcune amministrazioni locali, sfruttando le esigenze e le necessità di lavoro in una zona duramente colpita dalla crisi economica, continuano a promettere migliaia di posti di lavoro per i novaresi di cui finora non s’è visto neanche l’ombra. Attualmente gli unici occupati sono i dipendenti della ditta Maltauro S.p.A. che sta realizzando alcuni capannoni all’interno della base di Cameri utilizzando personale non locale. È giunto il momento di fare chiarezza sull’argomento malgrado le scarse informazioni disponibili – se si prescinde dalla propaganda governativa a tutti i livelli – attorno a questo progetto che è ormai diventato un tabù nazionale. Incominciamo dal problema dei costi, sappiamo che saranno stratosferici perché lo dice anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Infatti, secondo quanto preventivato, ciascun apparecchio sarebbe dovuto costare circa 65 milioni di dollari ma attualmente i costi stimati ci dicono che ciascun veivolo costerà 130 milioni di dollari e si presume che tale cifra lieviterà nel prossimo futuro fino a 200 milioni di dollari (140-150 milioni di euro cadauno). Perciò se l’Italia acquisterà tutti gli aerei previsti, vale a dire 131, si raggiungerà una spesa complessiva di circa 20 miliardi di euro, cifra che corrisponde alle tasse e ai sacrifici richiesti ai cittadini da questo governo con la manovra economica di quest’anno. Inoltre, la maggior parte dei paesi che avevano deciso di acquistare gli F35 (Usa, Gran Bretagna, Olanda, Australia, Canada, Danimarca, Norvegia, Turchia e Israele), per varie ragioni non solo di natura economica, hanno o posticipato l’acquisto, o diminuito gli ordinativi, o addirittura li hanno annullati. Tali decisioni sono state rese possibili dal fatto che il progetto non è legato ad accordi NATO ma a contratti bilaterali tra i diversi governi e la ditta americana Lockeed-Martin. A Cameri si farà forse l’assemblaggio (FACO) dei 131 aerei italiani. Era previsto anche l’assemblaggio degli F35 acquistati dall’Olanda ma questo paese si è praticamente sfilato dalla commessa e quindi risultano incomprensibili le cifre mirabolanti date dal Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, nella sua recente visita alle base militare di Cameri. Due anni fa il presidente prometteva 10-15.000 posti di lavoro per i novaresi, il sottosegretario Crosetto pochi mesi fa era sceso a poco più di 1800, a Cameri Roberto Cota risaliva a oltre 2.000, indotto compreso. Inoltre, poiché è prevista esclusivamente un’attività di assemblaggio, non esiste alcun trasferimento di tecnologia dagli americani verso Alenia tanto che per l’Italia sarà impossibile accedere ai “codici sorgente” dei computer di bordo per effettuare autonomamente operazioni di manutenzione, settaggio e aggiornamento dei veivoli, poiché tali codici non verranno consegnati dagli Stati Uniti all’aeronautica militare italiana. Qualora l’Italia volesse installare un equipaggiamento o un armamento nazionale non lo potrà fare se non affidandosi ai tecnici militari statunitensi. Di conseguenza è alquanto improbabile che Cameri possa diventare centro di manutenzione europea (MRO&U) nonostante le azzardate affermazioni del presidente della Regione. Siamo quindi in presenza di una non-sovranità nazionale sul veivolo con tutte le conseguenze politiche del caso. Dobbiamo tenere in forte considerazione il fatto che sul progetto F35 ci sono ancora notevoli problemi tecnici non risolti e che recentemente il segretario alla difesa degli Usa ha posto alla Lockeed-Martin un termine perentorio di due anni per risolverli pena la cancellazione del progetto. Se le cose andassero in questa direzione cosa ne sarà del miliardo di euro che l’Italia ha già versato alla Lockeed per la “ricerca tecnologica”? Cosa succederà alle legittime aspettative dei disoccupati di Cameri e di Bellinzago? Cosa succederà al nostro sistema di difesa? Il Partito Democratico invita quindi i suoi rappresentanti nelle Amministrazioni locali, provinciali, regionali e parlamentari nonché l’organizzazione del Partito presente sul territorio: 1. Ad agire di conseguenza nei tempi e con le modalità previste nei propri ruoli di rappresentanza politica ed istituzionale chiedendo conto delle promesse fatte e dei risultati sin qui ottenuti al Governo nazionale, alla Giunta regionale del presidente Roberto Cota, alla Giunta provinciale del presidente Diego Sozzani, ai Sindaci delle Amministrazioni interessate (Bellinzago e Cameri in primis) pretendendo che sia attuata da tutte le Istituzioni coinvolte un’operazione di trasparenza sia per quanto riguarda le informazioni, sia sui costi dell’operazione, sia sui problemi derivanti per i cittadini (consumo del territorio, sicurezza sul lavoro, militarizzazione del territorio, aumento dei livelli di inquinamento, ecc.) attraverso dati certi, verificabili ed accessibili a tutti i portatori d’interessi territoriali (associazioni, associazioni di categoria, sindacati, partiti, istituzioni). 2. Ad operare a tutti i livelli per la diffusione di un’informazione corretta relativa al progetto F-35. 3. Ad illustrare ai cittadini, attraverso ogni strumento disponibile, le contraddizioni, i rischi ed i pericoli del progetto F-35".