Novara - «Con la cultura non si mangia». Concetto indigesto al Partito Democratico che, al contrario, proprio sull’investimento culturale punta per rilanciare l’economia. «Facendo leva su elementi anticiclici, troppo spesso dimenticati, quali scuola e ricerca - ha sottolineato Matteo Orfini, responsabile nazionale Cultura ed Informazione dei Democratici – possiamo ridare slancio al Paese: l’impegno del Partito Democratico è quello di rimetterli tra i primi posti dell’agenda politica». Orfini, accompagnato dai candidati democratici al Parlamento e dagli assessori comunali alla Cultura, Paola Turchelli, e al Commercio, Sara Paladini, ha visitato Broletto e Galleria Giannoni. «Due luoghi simbolo – ha spiegato Elena Ferrara, candidata al Senato – della valorizzazione del patrimonio; percorsi virtuosi, che consentono di programmare, in prospettiva, e salvaguardare un comparto importante anche sotto il profilo occupazionale. Chi opera nell’Arte e nella Cultura non può essere classificato come semplice volontario, ma va tutelato come il resto dei lavoratori». Concetto ribadito dal primo cittadino, Andrea Ballarè, intervenuto all’incontro all’Albergo Parmigiano: “Perché investire in Cultura”. «L’agire della nostra amministrazione - ha precisato il Sindaco - testimonia l’intenzione concreta di puntare su questo settore. Un investimento ad alto rendimento: costa meno di un F-35, ma assicura più posti di lavoro e concrete ricadute per il territorio, a partire dagli effetti positivi che i grandi appuntamenti organizzati a Novara generano per albergatori, commercianti e ristoratori».
Argomentazioni che riportano al programma di Governo dei Democratici. «Intercettare più fondi Europei, aumentare le risorse e ridurre gli sprechi; un’inversione di tendenza - ha proseguito Orfini - rispetto agli ultimi anni, partendo dal presupposto che i soldi per la cultura non sono spesi, ma investiti». Un deciso cambio di rotta come testimonia la senatrice Franca Biondelli, candidata alla Camera per la prossima legislatura, che ha rimarcato «l’interesse nullo negli ultimi anni da parte del Governo e della maggioranza di centrodestra; nemmeno una parola spesa in aula, ma solo leggi ad personam e vergognose diatribe sull’origine di una ragazza minorenne». La presenza in sala di Giuliana Manica, consigliere regionale, ha consentito ai relatori di ricordare il diverso approccio alla cultura tra la Giunta Bresso e quella Cota. Un oblio inaccettabile per Fabrizio Barini, candidato alla Camera: «Non stiamo parlando di mecenatismo - ha chiarito - ma di un sistema in grado di generare ricchezza e opportunità. La “beauty economy” non è un miraggio, lo dimostreremo una volta al Governo».