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PRESENTATO IL RAPPORTO SULLA SUSSIDIARIETA’

Novara - “È ormai una lieta consuetudine quella di avere il prof. Giorgio Vittadini ospite a Novara per la presentazione dell’annuale Rapporto sulla sussidiarietà curato dalla Fondazione per la Sussidiarietà, che il prof. Vittadini presiede”. Il Presidente della Provincia di Novara ha così introdotto per il quarto anno consecutivo l’intervento del Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. I Rapporti sulla sussidiarietà sono pubblicazioni che offrono sempre dati e spunti operativi nuovi e stimolanti su argomenti di primario interesse, a testimonianza del valore straordinario della Fondazione che cura questi Report. Il Rapporto di quest’anno prende in esamela qualità dei servizi sociali nel nostro Paese, con particolare riguardo ai costi di alcuni di essi: asili nido, cura degli anziani, riabilitazione, housing universitario e housing sociale.

Non sta a me illustrare nel dettaglio gli esiti della ricerca – prosegue il Presidente della Provincia - Mi soffermo sulle risultanze che più mi hanno colpito. Si mostra chiaramente che, in linea generale, le organizzazioni non profit sono più efficienti di quelle pubbliche nell’erogazione dei servizi alla persona, con una significativa riduzione del costo unitario del servizio, a parità di qualità percepita del medesimo. L’analisi condotta testimonia insomma che è controproducente seguitare ad alimentare la contrapposizione tra mercato e solidarietà, pubblico e privato, profit e non profit. Trovo qui una conferma solida ed autorevole di una mia radicata convinzione: quella che il mercato vada rimodellato, spalancato senza remore al non profit, al privato sociale, al Terzo settore, poiché i soggetti che ne fanno parte mostrano di essere in grado di fornire servizi alla persona in modo pienamente efficiente ed efficace.

Nel Rapporto si precisa al riguardo che il collocamento sul mercato non ha snaturato né indebolito la vocazione originaria degli enti, anzi ha consentito loro di affinare il livello di professionalità degli operatori, di accrescere la qualità dei servizi forniti, di diversificare e quindi ampliare il novero degli utenti.

Anche a fronte di un ormai improrogabile contenimento dei costi, ne emerge un’altra lezione: il welfare del futuro deve imperniarsi sulla collaborazione tra enti non profit, e sull’integrazione tra questi e il privato for profit. Perché ciò avvenga è necessario operare, anche sul piano legislativo, per il passaggio da una Pubblica Amministrazione erogatrice diretta dei servizi a una che, incentivando il protagonismo “dal basso” degli attori della società civile, favorisca l’iniziativa sinergica di soggetti pubblici e privati, con o senza scopo di lucro, in un quadro di regole certe e di controlli e valutazioni opportuni.

Si consideri inoltre, in questo tempo di drammatica crisi occupazionale, che il settore dei servizi sociali è destinato a produrre sempre più posti di lavoro, poiché stanno aumentando i bisogni e la schiera dei destinatari, in conseguenza soprattutto del prolungarsi della vita media, dell’intensificarsi del fenomeni migratori e dell’ampliarsi della domanda di assistenza per i minori, penalizzati dal diffondersi di una condizione familiare malcerta e incline alla frammentazione

Daniele Giaime, Presidente del CSV, ha evidenziato la rilevanza dell’azione sussidiaria sul territorio: “Il volontariato è una cellula importante per le politiche sussidiarie: al fine di consolidare questo ruolo, occorre che i soggetti che ne fanno parte si integrino sempre più strettamente, mettendo in rete professionalità, competenze ed esperienze. In quest’ottica, il CSV di Novara sta perfezionando l’accorpamento con quello del VCO. Ciò favorirà l’efficienza operativa delle associazioni del territorio, uscendo dalla logica del “piccolo è bello”, razionalizzando i costi a parità di servizi erogati, in una prospettiva di ottimizzazione delle risorse in questi tempi di ristrettezze economiche!

Giaime ha inoltre ringraziato il Presidente e l’assessore Mellone per la proficua opera di collaborazione e promozione che la Provincia ha volto instaurare in questi anni con il mondo del volontariato.

Via dunque alla relazione di Vittadini che ha precisato che l’analisi dell’indagine ha anzitutto esaminato i “costi di produzione” di alcuni servizi di welfare, comparando organizzazioni pubbliche e private.

I risultati, in sintesi, mostrano che i costi unitari del servizio fornito delle organizzazioni non profit sono in media inferiori del 23% (tra il 17% e il 41%) rispetto alle organizzazioni del settore pubblico, senza che la qualità ne scapiti, poiché la soddisfazione degli utenti risulta in media superiore per le organizzazioni non profit. Cade insomma il luogo comune che vuole un non profit costituito da organizzazioni benintenzionate ma scarsamente efficienti. Nelle organizzazioni non profit è rilevabile che una maggiore quota dei costi è impiegata direttamente per prestare il servizio, e minori sono i costi indiretti (di gestione, amministrativi ecc.).

Ciò non significa affatto – ha precisato Vittadini - che occorra contrapporre pubblico e non profit, ma che bisogna puntare su una integrazione virtuosa. In particolare, il pubblico sembra “funzionare” meglio con un target che presenta un severo bisogno di natura economica (indigenti), mentre le organizzazioni private appaiono più vocate a soddisfare utenti che hanno bisogno di fruire un servizio anche in assenza di una vera e propria difficoltà economica, e spesso sopperendo alle carenze del pubblico al riguardo”.

Sulla base di queste risultanze, Vittadini ha evidenziato che, se l’Europa vuole conservare la conquista storica di un welfare universalistico, deve perseguire con risolutezza la cooperazione sinergica tra pubblico e privato, profit e non profit, superando anacronistiche divaricazioni ideologiche tra Stato e mercato, oltretutto ormai economicamente insostenibili.

Il welfare europeo si caratterizza per una preziosa attenzione concreta alla singola persona, con le sue autentiche esigenze, sicché il servizio è contraddistinto da un legame personale intenso ed empatico tra operatore e fruitore. Questo approccio personalistico, così essenziale per migliorare la qualità del servizio erogato, è meglio assicurato in un modello di welfare sussidiario, nel quale si privilegia la risposta al bisogno più vicina all’utente (e quindi potenzialmente più efficace), e, valorizzando soggetti radicati nel territorio, si è in grado di intercettare tempestivamente il bisogno nascente, facendovi fronte pertanto in modo sollecito. La sussidiarietà è dunque non un’alternativa allo Stato nell’adempimento delle sue funzioni, ma un suo potente alleato. La sussidiarietà diviene anzi la migliore garante della solidarietà, poiché, promuovendo una pluralità di operatori incardinati nella società civile e prossimi alle persone cui prestano assistenza, potenzia notevolmente la capacità di far fronte ai bisogni, incrementando fattivamente il tasso di giustizia sociale.