Novara - "Venerdì sera, 4 maggio - scrive il sindaco di Novara, Andrea Ballarè - sono stato invitato ad un incontro conviviale di un service club novarese. In quel contesto ho avuto modo di esprimere alcune considerazioni sull’attuale momento della vita politica e amministrativa. Ho affrontato vari aspetti del problema, soffermandomi anche sul ruolo del personale comunale, ed esprimendo alcune valutazioni in merito. Le frasi che ho pronunciato sono state riportate sommariamente in resoconti giornalistici. Quelle frasi erano inserite, non costituendone certo la parte più rilevante, in un ragionamento ampio sulla difficoltà di amministrare, sugli intoppi e le pastoie della burocrazia, che in momenti in cui avremmo bisogno di avere la massima rapidità di risposta non ci aiutano a fare bene il nostro lavoro. Forse per la sinteticità con cui sono state raccontate, le mie considerazioni si sono prestate ad interpretazioni e a qualche, sebbene garbata, dietrologia. Provo dunque a chiarire meglio il mio pensiero. Con una premessa: non ho mai avuto simpatie per Brunetta, e mi sorprende il riferimento, che qualcuno ha voluto fare, al suo modo di trattare il rapporto con i pubblici dipendenti, che non è neppure simile al mio. Ho sempre pensato, e lo penso tuttora, che i dipendenti siano il più importante patrimonio del Comune di Novara. In questi mesi ho visto (negli incontri "ufficiali" ma soprattutto nell'operare quotidiano), molti dipendenti di grande qualità e di ammirevole impegno, perfino oltre il dovuto. So bene in quante occasioni abbiamo potuto contare sulla disponibilità incondizionata di dipendenti che non hanno badato all’orologio, che ci hanno accompagnato in riunioni serali, che hanno lavorato nei giorni festivi. So altrettanto bene che c’è una maggioranza di lavoratori del Comune di Novara che magari non arriva all’eroismo, ma che compie in silenzio, con coscienza e competenza il proprio dovere. Ma ho visto anche - e, lo sottolineo, a tutti i livelli - alcune preoccupanti sacche di superficialità, di faciloneria, di inefficienza. Spesso in questi casi la cattiva volontà dei singoli è agevolata da meccanismi burocratici barocchi, che diventano schermi per atteggiamenti che non so definire altrimenti se non menefreghisti. Non denunciare questo tipo di realtà equivarrebbe a fare un torto a chi lavora con coscienza e ancor più a chi si impegna al di sopra dei mansionari. Come dice un vecchio adagio, fare parti uguali tra i diversi è somma ingiustizia. E quindi ad ognuno il suo: un ringraziamento sincero a chi fa bene il suo dovere e un altrettanto sincera sottolineatura dei limiti e delle inefficienza di altri. Aggiungo anche che ho talmente presente la dignità e la rilevanza del ruolo del dipendente pubblico che proprio in ragione di esse chiedo un “di più” di senso di responsabilità. I dipendenti comunali non lavorano per un “padrone”, ma per la collettività. E proprio per questo è necessario far crescere la qualità e l’efficienza, tanto più in questo momento così difficile per la società, anche a Novara. Perché il “datore di lavoro” dei dipendenti comunali come degli amministratori è il cittadino. E in questo tempo difficile è spesso un cittadino carico di problemi che noi dobbiamo risolvere e non complicare. Accolgo comunque di buon grado su questo come su altri argomenti, tutti i consigli e i suggerimenti. Disponibile, come sempre, ad approfondire e a spiegare".