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Novara - Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni di Roberto Gili, già componente del trio di supervisori (con Isabella Arnoldi e Leo Spataro) durante le primarie dei moderati, svoltesi a Novara tra Daniele Andretta e Antonio Pedrazzoli: "Si parla tanto in questi giorni delle primarie concluse domenica 6 marzo con la proclamazione del vincitore in Daniele Andretta. Mi fa specie tutto il clamore e tutto il livore che si accende intorno a questo fatto. Tutti ne parlano. Tutti si sentono in dovere di dire la propria. C'è chi le osanna, c'è chi le denigra. Gente che non vi ha preso parte, né vi è intervenuta, si sente in diritto di pontificare sulle modalità di svolgimento, come se dal loro parere derivassero le sorti del centro destra. Delle primarie, qualunque esse siano, non hanno alcun valore per il popolo italiano o per i cittadini novaresi. Delle primarie non determinano il sindaco (in questo caso). Ognuno a casa propria fa ciò che vuole e chi vuole vi partecipa, chi non vuole non vi partecipa. Va detto che il risultato non è vincolante per chi non ne ha preso parte, ma anche per chi vi ha partecipato, in ultima analisi, il vincolo è meramente morale. Le modalità di svolgimento, che siano avvenute in un albergo piuttosto che sotto dei gazebo davanti al mercato, piuttosto che a casa dei promotori, con voto segreto, palese, per delega od in qual si voglia altro modo, sono un fatto di chi le ha indette e di chi vi ha partecipato. Nel caso in specie, ciò è anche sottolineato dal fatto che il vincitore di queste "primarie dei moderati" non ha inteso partecipare al tavolo che si è tenuto il successivo lunedì sera tra le componenti politiche del centro destra novarese a cui era stato comunque invitato. Appare evidente che, sentendosi ormai moralmente vincolato alla promessa fatta ai propri "promotori elettorali", non avrebbe potuto con assoluta certezza tradurre quella promessa nella propria candidatura unica come portavoce del centro destra. Se le primarie fossero state portate a termine dalle due parti che le hanno iniziate, le stesse sarebbero state le uniche ad essere moralmente vincolate alla presentazione del candidato sindaco alle future elezioni. Non ricadiamo nelle facezie che storicamente portarono qualcuno a proclamare uno stato nello Stato, dimenticandosi del fatto che per proclamare uno Stato servono tre cose (il popolo, il territorio ed il diritto di sovranità su di esso) più una (il riconoscimento degli altri)".