Novara - Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere regionale Domenico Rossi (Pd): "Sembra incredibile quanto sta accadendo in Italia in queste settimane. Si comprende meglio, anche se non è una consolazione, quello che per anni abbiamo studiato nei libri di storia chiedendoci alla fine: ma come è stato possibile? Perché la gente ha creduto e permesso tutto questo? Eppure sta accadendo sotto i nostri occhi. Si crea un nemico che minaccia la nostra libertà, la nostra possibilità di crescita economica, il nostro presente e il nostro futuro. Si descrive questo paese come se fosse sotto attacco quotidiano da migranti, Europa, banche e poteri forti. Quando arriva una nave di migranti sono loro, il giorno dopo è l’Europa, e così via. L’importante è che tutti sentano ogni giorno la pressione del nemico, qualcuno di esterno, di altro su cui scaricare ogni paura ed emozione negativa. Poi si dipingono coloro che non accettano questa propaganda come nemici della patria che mettono in pericolo il paese, mondialisti complici dei poteri forti, degni di ricevere ogni tipo di offesa e nefandezza. E così, in pochi mesi, quasi senza accorgersene si passa da un paese ancorato alla parte benestante del mondo con i suoi problemi, ma anche con le sue opportunità a un paese che si sente assediato, all’interno del quale si lascia libero sfogo ai pensieri e alle pulsioni peggiori, guidate e orientate da chi, invece di provare a risolvere con difficoltà i problemi esistenti, invoca ogni giorno un nemico diverso su cui scaricare le responsabilità, ignorando sempre le proprie. (Andate a vedere che cosa è successo in Germania negli anni ‘30 del XX secolo o nell’ex-Jugoslavia pochi decenni fa. Guardate a quelle storie cercando di farvi raccontare qualcosa sull’oggi. Il popolo, tanto declamato, viene strumentalizzato). Ogni vincolo che arriva dal bilanciamento dei poteri, base di ogni democrazia, è un ostacolo alla difesa del popolo. Il Parlamento diventa un luogo dove si ha tanto tempo per parlare (a partire dal suo presidente), mentre c’è chi governa che fa, si adopera per il popolo. I magistrati diventano immediatamente servi del sistema, asserviti alle logiche dei poteri forti o dei radical chic. Ma se c’è una cosa che la Storia ci ha insegnato è che il potere tende a debordare, ad abusare di se stesso. Le democrazie liberali si fondano sul tentativo di limitare questa tendenza e la nostra costituzione, che nasce dopo un periodo in cui il prezzo per quell’abuso è stato enorme, si fonda proprio su quel delicato equilibrio. Non esistono princeps legibus solutus, oramai nemmeno più nelle monarchie esistenti. L’unica garanzia di uguaglianza e libertà è l’uguaglianza di fronte alla legge. Chi invoca una pretesa superiorità alle leggi in nome di un’investitura popolare consapevolmente mette in discussione le fondamenta democratiche del nostro vivere comune. Non c’è nessun mandato popolare che liberi il governo e i suoi rappresentanti dal rispetto della legge e dei principi costituzionali. Non è un caso che l’articolo 1 della nostra Costituzione ci dica che il potere appartiene al popolo che lo esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Insomma non esiste nessun potere legittimo fuori da quei limiti. Diventa poi ridicolo rivendicare una presunta volontà popolare a fronte di risultati elettorali che assegnano il 17% o anche il 30%… Questo è l’aspetto dirimente in democrazia. Ci ha provato Berlusconi negli anni ‘90 e ora ci prova la Lega, con l’appoggio del M5S che per non mettere in crisi l’esperienza di governo calpesta e rinnega i principi su cui ha fondato il suo consenso negli anni. Non credo sia un caso: sull’indagine che vede imputato Salvini anche molti dirigente di Forza Italia, a partire dal Silvio Berlusconi, si siano precipitati a parlare nuovamente di “giustizia ad orologeria” e abbiano comunicato solidarietà a Salvini. Ai molti che da sinistra guardano a un’alleanza ampia per contrapporsi ai sovranisti dico che su questo aspetto non esistono compromessi: in una democrazia liberale e costituzionale non esistono persone “sciolte dalle leggi”. All’hastag di questi giorni #iostoconsalvini occorre contrapporre #iostoconlalegge".
Correttamente molti dicono che i governi si giudicano dagli atti concreti. Bene, proviamo ad analizzare i fatti compiuti nei primi 100 giorni e magari a confrontarli con le promesse elettorali legate al tema del tanto caro agognato “cambiamento”: cosa è stato fatto? Nulla di nulla. La legge Fornero è ancora lì, così come le accise sulla benzina. Della flat tax non c’è nemmeno l’ombra così come del reddito di cittadinanza.
Intanto, però, abbiamo tanti “nemici” in più da cui difenderci e rischiamo di modificare anche la nostra posizione internazionale che, per anni, ci ha garantito prosperità e pace. Mentre uno dei vice-premier (Di Maio) dice che da adesso in poi (dal fallimento del vertice europeo dove avremmo dovuto spezzare le reni all’Europa e invece ci hanno rimandato indietro ancora più isolati) non esiste uno schema prestabilito e che, invece di interloquire con Bruxelles lo faremo con i singoli stati volta per volta, l’altro (Salvini) incontra Orban a Milano martedì prossimo. Orban che rappresenta il peggio dell’Europa di questi anni e che non aggiunge nulla alla tanto imperfetta Europa esistente: solo egoismo ad egoismo. Questo non potrà che portare a un’ulteriore disgregazione dell’Unione Europea se non a un fallimento del progetto, portato avanti faticosamente in questi anni. Se le elezioni europee dovessero andare come auspicano Di Maio e Salvini il rischio che non ci sia più nessuna Europa si concretizzerà pericolosamente. A quel punto non staremo meglio, perché sostituiremo un’unione imperfetta con una somma di singolarità fragili, autoritarie, chiuse su se stesse e incapaci di affrontare da soli le sfide che abbiamo di fronte. Pensate che saremo autosufficienti da un punto di vista militare? o da quello economico? Saremo solo più esposti alla dipendenze del potente di turno… altro che “prima gli italiani”.
Tutto questo è avvenuto senza una discussione in Parlamento o un confronto pubblico. Sono bastate piccole scelte e una propaganda continua.
Tutto questo è amplificato dalla diffusione massiva dell’uso dei social network che stanno sostituendo tutti i media tradizionali e gli storici luoghi di confronto vis-a-vis. Qui abbiamo due elementi che creano una miscela esplosiva: l’organizzazione di gruppi di persone che costruiscono notizie false o lanciano campagne di propaganda con l’obiettivo di mostrarle come vere e “spontanee” insieme alla diminuzione di empatia che scaturisce da una comunicazione mediata da uno schermo e una tastiera. Le bugie insieme all’assenza del corpo e del volto dell’altro che fanno da limite alla mia capacità/possibilità di ferire e infierire hanno creato dei luoghi dove le pulsioni negative e distruttive sono diventate l’unica grammatica possibile. Il tutto inserito in un contesto sociale dove milioni di persone vivono connesse per la maggior parte del tempo non riuscendo più a distinguere con chiarezza i confini tra offline ed online. Alla prova dei fatti il contesto più adatto alla propaganda mai esistito prima d’ora.
So che molti rischiano di cedere alla tentazione del disimpegno di fronte alle tante cose che sembrano non andare. Ma è nei momenti più difficili che dobbiamo richiamarci alle responsabilità che abbiamo di fronte alle generazioni future. Oggi più che mai dobbiamo trovare la forza per rinnovare il nostro impegno per costruire un presente e un futuro di pace e benessere a partire dai bisogni dei più fragili. Servirà tanto coraggio per mettere in discussione le certezze culturali e politiche che ci hanno guidato fino ad ora e costruire la strada adatta al nuovo percorso che ci attende.
Resto convinto che ci siano degli ingredienti irrinunciabili: costruire e organizzare una resistenza consapevole e adeguata al mezzo sui social; costruire forze politiche trans-nazionali, ad esempio, perché i problemi che ci troviamo ad affrontare hanno quasi sempre una dimensione che supera di gran lunga i confini nazionali; trovare un modo per tornare a essere critici nei confronti del capitalismo e del sistema che genera ingiustizie. Solo così potremo spostare l’attenzione dagli effetti alle cause dei fenomeni che oggi ci spaventano, compresi i fenomeni migratori".