Novara - “Dobbiamo trasformarci nel partito della speranza, delle donne e degli uomini che non si arrendono di fronte allo stato delle cose, ma si organizzano per modificarlo. Servono parole chiare su lavoro, salute, scuola, ambiente, giovani, diritti”. Non ha dubbi il nuovo Segretario del Partito Democratico piemontese, Domenico Rossi, proclamato nella mattinata di oggi dall’assemblea regionale del partito. “Se sapremo restare uniti e coesi nulla potrà impedirci di fare fino in fondo il nostro dovere: trasformare la società in cui viviamo in un posto migliore, più giusto” sottolinea Rossi rilanciando il risultato più importante delle primarie aperte dello scorso fine settimana: “Più di un milione di persone in Italia e 55.000 in Piemonte sono venute a votare. Nel contesto attuale, di crisi della partecipazione, è un segnale di speranza. La prima sfida è che almeno una parte di loro torni a darci una mano nelle fatiche quotidiane fatta di riunioni, progetti, banchetti, campagne elettorali”.
Nel discorso di insediamento del nuovo segretario ci sono la vicinanza al popolo ucraino; il dramma dei migranti; il richiamo all’assalto squadrista di Firenze, dove “sono felicissimo che la nostra segretaria nazionale Elly Schlein sia oggi a ribadire con forza da che parte sta il Partito Democratico”; l’importanza di mettere al centro la questione morale, la lotta alla corruzione e a tutte le mafie, “che non solo sono presenti in Piemonte ma sono arrivate a infiltrarsi in diverse competizioni elettorali, comprese le ultime regionali, come dimostrano l’arresto e le condanne dell’ex-assessore regionale Roberto Rosso, in quota FDI”.
Soprattutto si mettono a fuoco le prime sfide della nuova segreteria: le elezioni del 2024, con le quali i piemontesi saranno chiamati a rinnovare le amministrazioni di tantissimi Comuni e della Regione. “Abbiamo una sanità allo stremo, nonostante gli sforzi encomiabili degli operatori e delle operatrici, con liste d’ attesa infinite e l’edilizia sanitaria bloccata. Un trasporto pubblico inesistente, soprattutto per le aree interne, un consumo di suolo e un inquinamento da record nazionali in negativo, problemi legati alla fauna selvatica mai affrontati, ma soprattutto una gestione dell’ente priva di visione, ma legata solo al consenso” commenta amaramente Rossi. “Dobbiamo offrire un’alternativa solida e credibile - prosegue - lavorando con tutte le forze che non si riconoscono in questa destra, dialogando con sindacati, enti datoriali, associazioni e ricostruendo l’alleanza più importante: quella con i cittadini piemontesi. Ripartiamo da chi ha deciso di non andare più a votare per poi passare a tutti e tutte coloro che prima votavano il Partito Democratico, ma poi hanno deciso di rivolgersi ad altre forze politiche”.
Ma le sfide del PD vanno oltre gli appuntamenti elettorali e afferiscono all’organizzazione del partito. Consolidare una scuola di politica permanente, costituire una conferenza permanente degli amministratori e dei circoli, sono tra le priorità ma il cambio di basso dovrà essere partire dai territori. “Troppe volte ho sentito la frase ‘dobbiamo ripartire dalle periferie’, ma non basta dirlo. Dobbiamo dotarci di tutti gli strumenti necessari per essere capaci di elaborare progetti specifici che nei singoli territori ci consentano di dare risposte a problemi reali e concreti delle nostre comunità, di chi è meno fortunato. Non possiamo più rispondere “a tutti”, perché sarebbe come non rivolgersi a “nessuno”, lo abbiamo già visto” afferma Rossi.