Novara - Eravamo abituato a scioperi da parte di ogni categoria sociale: dagli autoferrotramvieri ai metalmeccanici, dai colletti bianchi agli addetti della pubblica amministrazione. Ma mai si era vista un'agitazione da parte dei primi cittadini. Rispondendo ad un appello del sindaco di Novara, Andrea Ballarè, che aveva fatto sua un'iniziativa dell'Anci (associazione nazionale comuni italiani), in 23 della provincia la mattina di giovedì 15 settembre hanno aderito alla protesta, con tanto di fascia tricolore. Appuntamento alle 9 in punto davanti ai portoni di Palazzo Cabrino (il Municipio), rimasto per qualche minuto "chiuso per tagli". Tra i presenti, oltre al 'padrone di casa', i colleghi di Trecate Enrico Ruggerone, di Cerano Flavio Gatti e di Bellinzago Mariella Bovio. In posizione più defilata Marzia Vincenzi (Vicolungo) e Valter Brustia (Casaleggio), in quanto contrari sì alla manovra del Governo e ai tagli, ma anche contro la chiusura, anche se per pochi minuti, del Comune visto che può creare disagi ai cittadini.
Dopo le consuete foto di rito il gruppo, guidato da Ballarè e Ruggerone, ha raggiunto il vicino Palazzo Natta, sede della Prefettura, dove è stato ricevuto dalla dottoressa Elena Meli e dal Prefetto di Novara Giuseppe Amelio. Unanime e 'bipartisan' il coro di coloro che hanno espresso profonda preoccupazione al massimo rappresentante dell'Esecutivo per le ripercussioni che la manovra approvata dal Governo Berlusconi avrà sugli enti locali. "Ci saranno tagli fortissimi e saremo costretti a mettere mano nel portafogli dei cittadini per mantenere i servizi sociali; non sappiamo poi quale sarà il futuro degli enti locali e non abbiamo la possibilità di aumentare il personale comunale, anche se alcuni Municipi (come Cerano) necessitano di nuovi dipendenti nella pianta organica. Inoltre troviamo paradossale la questione del patto di stabilità che mette in ginocchio le Amministrazioni virtuose che non possono investire in opere pubbliche e servizi per la cittadinanza. Infine troviamo assurdo che amministrazioni oculate come le nostre, portate avanti da persone che si sono dedicate alla politica per passione non per professione, debbano pagare il conto di situazioni poco virtuose presenti nelle grandi città italiane, soprattutto del centro-sud". "Si taglino i ministeri in Brianza a Palazzo Reale e i fondi utilizzati per questa trovata - ha ribadito Brustia - non i soldi che servono per far funzionare i consorzi dei servizi sociali".
Dal canto suo il dottor Amelio ha gettato acqua sul fuoco: "E' vero, questi tagli possono sembrare iniqui, ma va anche detto che in passato abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e questo è il conto che dobbiamo pagare per non far affondare la nave".
L'incontro si è concluso alle 10 in modo molto cortese, educato, ma ciascuno fermo nelle proprie posizioni. Intanto è stato annunciato per il pomeriggio un incontro molto importante tra i sindaci dell'Ovest Ticino: tema dell'incontro sarà il futuro del Cisa, il consorzio intercomunale dei servizi assistenziali, che rischia di essere ridimensionato se non chiuso. Definitivamente.
Gianmaria Balboni