Novara - Riceviamo e pubblichiamo dal gruppo dei Radicali: "In seguito alle notizie della condanna a morte di Ahmadreza Djalali, 46 anni, ricercatore iraniano che ha lavorato per alcuni anni all'Università di Novara, in carcere dall’aprile 2016 con l’accusa di spionaggio, intervengono i Radicali per chiedere al Governo italiano di convocare immediatamente l'ambasciatore dell'Iran per chiedere spiegazioni e sollecitarne la liberazione". Dichiarazione di Riccardo Magi (Segretario Radicali Italiani) e degli esponenti piemontesi Silvja Manzi e Igor Boni (Direzione nazionale Radicali Italiani): "Lo abbiamo chiesto a gran voce nella nostra iniziativa organizzata a Torino il 10 febbraio scorso, lo ribadiamo ora, dopo le terribili notizie che giungono dall'Iran. Chiediamo che il Ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, convochi immediatamente l’ambasciatore iraniano in Italia per denunciare la totale contrarietà a questo trattamento di una persona che ha fattivamente collaborato alle attività di ricerca scientifica nel nostro e nel suo Paese. Crediamo improcrastinabile un’azione determinata da parte della nostra Diplomazia per sollevare questo caso vergognoso e per contestare una condanna a morte inaccettabile. Crediamo che la stessa Unione Europea debba prendere una posizione di totale contrarietà alla condanna e per questo chiediamo a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, di contattare immediatamente le autorità iraniane e comunicare loro la posizione europea in merito".
La senatrice Elena Ferrara (Pd) dichiara invece: “La notizia della condanna di Ahmad è stata comunicata ieri dalla moglie e confermata ufficialmente dalla Farnesina: la motivazione della sentenza capitale parla di "contatti con Israele". E’ certamente un duro colpo per tutti coloro che si sono mobilitati in questi mesi, ma non intendiamo arrenderci. Con i colleghi senatori Luigi Manconi ed Elena Cattaneo presenteremo in giornata un’interrogazione urgente al Ministro degli esteri Alfano e rilanceremo le iniziative, unitamente alla rete dei ricercatori colleghi di Ahmad e a tutti coloro che in questi mesi hanno portato il loro contributo, con il sostegno concreto della Svezia che ha già preannunciato un suo deciso intervento”.