Pernate - Riceviamo e pubblichiamo dal Comitato contro l'allargamento dell'area su cui giace il polo logistico (Cim): "Il comitato Per Pernate intende esporre alla cittadinanza alcune riflessioni in merito a un punto essenziale riguardante la politica di sviluppo portata avanti da queste amministrazioni locali. A chi giova la logistica? Non giova alla popolazione: se consideriamo i più moderni magazzini costruiti (facendo media tra Trecate, San Pietro e altre realtà locali), malgrado le certificazioni gold e platinum, constatiamo che, grazie alla automatizzazione, essi hanno un impego di personale di pari a 210 metri quadrati per occupato, dato in linea con la media nazionale del settore. Se tale numero viene paragonato con la media delle industrie novaresi il confronto è impietoso: nel manifatturiero abbiamo 40 metri quadri di suolo consumato per singolo lavoratore. Un consumo di suolo inferiore di più di 5 volte. Non meno importante, come rilevato da un ricerca della LUIC è che la logistica impiega solo il 13% di personale qualificato (white collar) al contrario dell’industria in cui tale valore supera abbondantemente il 20%. E ancora, i lavoratori solitamente sono impiegati da aziende esterne che prendono in appalto il servizio e spesso nel comparto rileviamo contenziosi sindacali, malaffare e sfruttamento,,,.Non giova all’ambiente: abbiamo già fatto notare come realizzare grandi centri logistici alteri la permeazione delle acque e l’andamento delle falde acquifere (da cui attingiamo per l’acqua potabile N.d.R.). Abbiamo documentato che i centri logistici sono fonte di aumento di traffico parassita pesante su strade inadatte e già pericolose. È abbiamo già sottolineato come questi centri siano una fonte di inquinamento atmosferico luminoso e acustico. È interessante notare che essi modificano pesantemente il microclima circostante, andando a creare, attraverso i loro piazzali i loro capannoni, delle vere e proprie isole di calore (heat island),. Tale fenomeno è noto da diversi decenni e può arrivare a creare un aumento locale di temperatura dovuto alle pavimentazioni, e alle superfici assorbenti (anche le pannellature solari sui tetti dei grandi capannoni) anche di 10 e più gradi centigradi. Va fanno notare che già diversi studi correlano queste isole di calore con danni alla salute (principalmente malattie cardiovascolari e respiratorie dovute a temperatura aumentata e ozono) nella popolazione che vive nei paraggi (ricordiamo che Pernate sarà a soli 80 metri dal più grande centro logistico di Novara, stando a quanto firmato dalla amministrazione Canelli. Non giova al tessuto imprenditoriale e commerciale locale: questi centri rendono più vantaggiose le merci estere e anche quelle consegnate a casa in delivery (Amazon e similari) riducendo fortemente i costi di spedizione. L’indotto di commercio al dettaglio locale ne viene sempre danneggiato. Anche le eccellenze del territorio, agricole in primis, ne vengono danneggiate andando a snaturare il landmark che le caratterizza e riducendo le loro risorse primarie (suolo e acqua) ai minimi termini. Quindi, a chi giovano? Agli speculatori e ai costruttori, in primis. Loro acquistano terreni a prezzi stracciati. Nel caso di Pernate saranno anche dotati (non si capisce perché) del diritto di esproprio, vale da dire della possibilità di acquistare a prezzo calmierato (tabella 2004 mai aggiornata) anche chi non vuole vendere. Gli stessi speculatori che poi, una volta realizzata l’infrastruttura, la rivenderanno immediatamente a prezzo di mercato lucrando sulla realizzazione infrastrutturale come già fatto a Trecate e a San Pietro Mosezzo, ad esempio (si parla di margini di profitto a doppia cifra). Roba da Unione Sovietica. In ultimo giova alle grandi realtà finanziarie. A differenza dell’industria in cui l’impianto è quasi sempre di proprietà dell’azienda (perché è esso stesso parte integrante del know-how e garanzia intrinseca per il territorio della solidità dell’investimento e dell’occupazione) nella logistica questo non avviene mai. Perché, sebbene come sostenga il Sindaco, essa sia una parte della filiera produttiva (il delivery), essa non custodisce nessun valore aggiunto. Le logistiche sono solo scatole (alcuni dicono persino smontabili) la cui merce può essere impacchettata ovunque in un determinato raggio (la prova è vedere come prolificano in tutta la pianura padana). Non stupisce quindi che i capannoni a Trecate non siano di Kering ma vengano passati da una realtà finanziaria all’altra. Banche, fondi assicurativi e similari non sono interessati alle ricadute occupazionali del territorio ma hanno bisogno di rendere solidi i loro asset (memori della crisi del 2008) e quindi investono nella proprietà immobiliare di questi grandi scatoloni vuoti. Ad esempio Trecate è stato ceduto a DWS (Gruppo Deutsche Bank) nel 2020 e un’altra realtà logistica urbana novarese è recentemente stata acquistata da Allianz Real Estate. Queste speculazioni immobiliari fatte sul luogo, da realtà finanziarie lontane non lasciano sperare sulla continuità e sulla responsabilità sociale e locale di chi esercita l’attività. Confidiamo che questa amministrazione, anche sulla base della analisi di cui sopra, fatta per spirito di servizio, inverta la rotta e smetta di puntare solamente sulla logistica ma valorizzi l’agroalimentare, la manifattura, la ricerca e la chimica verde, vere eccellenze di Novara".
Sempre dal Comitato concludono: "Sala dell'ex Comitato di Quartiere piena; 16 interventi. Oltre 300 contatti interattivi on line. Presenti i consiglieri comunali del PD e del M5Stelle. Nessun rappresentante o consigliere comunale dell'attuale maggioranza in carica. Sostegno da parte di tutte le associazioni ambientaliste locali. Molte idee e parecchi dubbi sull' operazione di acquisto e trasformazione del territorio. Una frase bellissima del dott. Leggero (Associazione La Torre - Mattarella): "Distruggere un territorio per poterlo controllare"! È in atto una distruzione fisica (sottrazione di terreno fertile per produrre cibo) e nel contempo una distruzione delle acque (vita)".