Trecate - "Le accuse mosse contro la mia figura da Gianfranco Tacchino in queste ultime settimane - ci scrive Carlo Affuso, segretario della sezione trecatese del PD - sono l'epilogo, per altro atteso, della scelta del candidato sindaco del PD. Sin dall’inizio quello che doveva diventare un percorso basato sul confronto e la ragionevolezza si è trasformato in una questione molto difficile da gestire. Senza voler riprendere tutti gli avvenimenti che mi hanno portato a sostenere la candidatura di Enrico Ruggerone, vorrei ricordare a chi mi accusa che nulla di quanto è accaduto è stato fatto a discapito delle regole, dello Statuto e dei Principi fondamentali del Partito Democratico. Il discorso primarie di coalizione, strumento che, da sempre, ho indicato come il più opportuno per la scelta delle candidature a ruoli elettivi, come tutti gli strumenti democratici, ha un periodo di applicazione oltre il quale non è possibile andare. Il termine della Direzione regionale PD per la celebrazione delle elezioni primarie in Piemonte, era stato fissato al 27 Febbraio. Oltre quella data, i circoli che non avessero ancora trovato una quadra intorno ad una candidatura, avrebbero dovuto attrezzarsi trovando un accordo nei rispettivi direttivi. E così è accaduto a Trecate, dove la scelta del Direttivo è stata presa dopo un lunga riflessione, tenendo conto del fatto che, anche volendo, non era più possibile convocare le primarie di partito (quelle interne al PD) sia per l'assenza di un regolamento che le disciplinasse, sia in considerazione di alcuni documenti giunti dai segretari provinciale e regionale nei quali si richiedeva al circolo di Trecate di favorire, se possibile, la candidatura che si dimostrasse maggiormente aggregante nel Partito con le forze di coalizione. Da notare che in quell'assemblea, oltre a Gianfranco Tacchino, mancavano anche molti esponenti della maggioranza che vennero invitati a restare a casa dallo stesso Tacchino visto che "non era più necessario" effettuare la riunione. Quest'atto, davvero poco corretto, venne deciso da Tacchino con l’obiettivo, da un lato, di delegittimare il Circolo nella sua facoltà decisionale e, dall'altro, di forzare lo Statuto su un comma che disciplina i casi di candidatura unica. Se serviva uno strumento per svalutare le primarie e affossare il concetto di collegialità del Partito Democratico, bene quella era la strada da seguire. Dall’insieme di tutti questi avvenimenti è scaturito, secondo Tacchino, il mio "incomprensibile" cambiamento di direzione. Come Segretario, sebbene eletto anche grazie al sostegno di Tacchino (i "suoi" soli voti non sarebbero bastati) non potevo in alcun modo permettere che gli ideali del PD in cui mi rispecchio totalmente e, che ho l'onore di rappresentare, finissero macinati dagli interessi di un uomo che pone se stesso e le proprie ambizioni prima di ogni cosa. Tacchino fa bene a ricordare il programma del congresso, solo che, come suo solito, tende a raccontare gli eventi secondo la propria convenienza, dimenticando come, l'obiettivo più importante di quella nostra alleanza congressuale, si concentrasse verso la costruzione di una forza di centrosinistra ampia, forte, coalizzante e collegiale. Invece, dal giorno successivo la vittoria congressuale, ecco le novità: meglio essere in pochi, con un bel generale che decide e dei fidi colonnelli, in modo da non permette agli altri di pensare, senza perdersi in inutili discussioni, confronti ecc.. Se questo è il succo del Tacchino-pensiero, allora, ben venga una sua fuoriuscita dal Partito Democratico ed anche, se dovessimo risultare sconfitti dalle urne, almeno lo saremo con il conforto, la coscienza e la forza che derivano dai nostri ideali".