Oleggio - Queste le dichiarazioni congiunte dei senatori Cattaneo, Ferrara e Manconi in merito alla risposta del Governo sul caso di Ahmadreza Djalali: "Il Viceministro degli Esteri, on. Mario Giro, ha risposto all'interpellanza presentata tempestivamente alla Camera dall'On. Pia Locatelli e sottoscritta da oltre 50 deputati sulla condanna a morte del ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali. Nel ripercorrere le tappe dell'azione del Governo sul caso Djalali, il viceministro Giro ha sottolineato come l'Esecutivo, in ben cinque occasioni tra febbraio e agosto 2017, sia a livello politico sia a livello diplomatico, abbia "seguito", "invitato", "sensibilizzato" le autorità iraniane sulla questione. Quest'attività (a cui si aggiunge quella dei partner europei, in primo luogo la Svezia), tuttavia, sembra aver avuto una influenza del tutto trascurabile sulla sorte del ricercatore che, il 21 ottobre 2017, è stato condannato a morte. Condividiamo le parole pronunciate dall'On. Locatelli che oggi nella sua replica ha osservato come sia "fondamentale che il nostro Paese sia a fianco delle comunità scientifiche internazionali in difesa delle libertà fondamentali dei ricercatori" e "non possiamo che ribadire con forza il diritto alla libertà della cultura e nella cultura, della ricerca e nella ricerca, a maggior ragione quando c'è di mezzo una condanna a morte, e quindi la vita di un esponente di questa comunità scientifica internazionale". Proprio per questo chiediamo al Governo di perseverare nell'azione politico-diplomatica e di valutare l'opportunità, coinvolgendo anche altri partner europei, di sospendere quegli accordi volti a facilitare la cooperazione scientifica ed accademica con l'Iran - come il memorandum sottoscritto a Teheran dal Ministro dell'Istruzione lo scorso 19 aprile, in occasione dell’Iran/Italy Science, Technology and Innovation Forum, citato proprio dal viceministro Giro - finché non siano garantiti effettivi diritti di difesa, un processo giusto e scongiurata l'esecuzione del dr. Djalali. Come già evidenziato nell'interpellanza da noi presentata al Senato il 25 ottobre, e sottoscritta da oltre 130 Senatori, la messa a morte di un ricercatore, di chi non coltiva altro che la conoscenza, deve essere vissuta dalla comunità internazionale come un attacco portato al cuore del nostro modello di convivenza. La condanna a morte di uno comporta l'insicurezza dell'intera comunità".