Oleggio - Il Gorgonzola è senza dubbio uno dei prodotti caseari italiani più famosi, una vera e propria eccellenza del Made in Italy, famoso in tutto il mondo grazie al suo “valore aggiunto” dato proprio dall’ìitalianità . Ma, purtroppo, la prossima entrata in vigore del CETA, ovvero Comprehensive Economic and Trade Agreement (letteralmente "Accordo economico e commerciale globale”), un trattato di libero scambio tra Canada e Unione europea approvato dal Parlamento di Strasburgo nel mese di febbraio con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astenuti, potrebbe dividere i formaggi italiani in formaggi di serie A, quali il Grana ed il Parmigiano, e si serie B, quali Asiago, Fontina e appunto, Gorgonzola. A lanciare l’allarme il deputato del MoVimento 5 stelle Davide Crippa, che spiega «Il CETA non è la panacea alle esportazioni, ma rischia di diventare un pericoloso boomerang per i piccoli produttori. Secondo il trattato, infatti, è vero che dovrà essere evidente per il consumatore finale l’indicazione della vera origine del prodotto e che si tratta di imitazioni dell’originale riportando, accanto alla denominazione di vendita, indicazioni quali “tipo”, “genere”, “stile”, “imitazione”. Ma in realtà eliminando qualsiasi richiamo all’Italianità non è, come sostiene il vicepresidente del Consorzio Tutela del gorgonzola Fabio Leonardi, “un grande risultato a salvaguardia delle nostre indicazioni geografiche”. Oggi il mercato europeo non prevede molto spazio per prodotti caseari d'oltreoceano, mentre con l’area di libero scambio che entrerà in vigore a settembre ne abbiamo potenzialmente molti di più. Il tutto andrà ad avere pessime ripercussioni sulle piccole imprese di produttori, che occupano circa il 98% del tessuto produttivo italiano».
Molto critico sul CETA anche l’europarlamentare del MoVimento 5 stelle Tiziana Beghin: «Il CETA non è ancora entrato in vigore che già emergono le menzogne di chi lo ha voluto a tutti i costi. Il Governo Renzi/Gentiloni, lo stesso governo che voleva far entrare in vigore il CETA senza passare dal nostro Parlamento, aveva promesso ai produttori italiani un facile accesso al mercato canadese peccato la realtà sia ben diversa. Il Canada ha infatti già annunciato l'intenzione di limitare fortemente l'ingresso nel proprio Paese di formaggi europei: una posizione dettata dalla tutela del proprio mercato caseario, ma che non corrisponde alle premesse iniziali, e soprattutto colpirà le nostre eccellenze!».
«Non è tutto oro quel che luccica, ma già lo sapevamo - conclude Crippa -. La domanda è come pensa reagiranno i consumatori, magari del nord Europa, al gorgonzola canadese che avrà sì la scritta (magari in piccolo) che è un prodotto “simile all’originale Gorgonzola”, ma molto meno costoso?»