Oleggio - Tre miliardi in sei anni: è quanto i contribuenti italiani hanno pagato e stanno pagando con le loro bollette a imprese private per la realizzazione di infrastrutture energetiche, i cosiddetti interconnector: linee di importazione e trasporto di elettricità. La conferma è arrivata direttamente dal Ministero per lo Sviluppo economico a una interrogazione in Commissione Attività produttive di Davide Crippa, deputato oleggese del Movimento 5 Stelle. In primo piano non c'è solo il contributo pubblico a delle opere che dovrebbero essere invece private: «Consideriamo anche - scrive Crippa - che solo per citare l'Interconnector Italia Svizzera, 13 dei 26 soggetti finanziatori dell'opera, tra cui Riva Acciaio spa e Ilva spa sono o sono stati protagonisti di difficili situazioni aziendali, occupazionali ed economiche con tavoli di crisi e Cassa Integrazione».
Quali garanzie se questi soggetti dovessero poi rivelarsi insolvibili? L'unica garanzia secondo il governo è che «il finanziamento dell'opera è ripartito tra un numero significativo di assegnatari, con conseguente estesa ripartizione del rischio». Mal comune, quindi, mezzo gaudio. «Nessuna garanzia quindi - commenta Crippa - infatti il ministero ha risposto che "la prima garanzia consiste nell'obbligo di finanziare l'opera assunta dagli assegnatari". E se dovessero fallire? Nessuna contromossa sarebabe possibile». Oltretutto i dati parlano dell'overcapacity: cioè abbiamo fin troppa energia. Secondo Terna, infatti, abbiamo 25 GW di potenza elettrica in eccesso, superiore del 50% del reale fabbisogno. Pertanto, vista la crisi industriale in atto, sarebbe necessario fermarsi e capire se questo tipo di infrastrutture, che importano energia a prezzi più bassi del mercato, alterando le regole economiche esistenti e portando anche una concorrenza scorretta rispetto alle rinnovabili, sia ancora necessario o non sia più opportuno investire nei sistemi di accumulo».
E poi c'è il problema ambientale: «Queste interconnessioni - sottolinea Crippa - si approvvigionano di energia prelevata da altre parti d'Europa e che può essere prodotta anche con centrali a carbone, ad esempio. Con buona pace della produzione rinnovabile e della sostenibilità».