
Oleggio - "Nella giornata di mercoledì 22 giugno - racconta il deputato M5S Davide Crippa - ho ricevuto la risposta alla mia interrogazione del 10 maggio 2016 sulla crisi del Gruppo Tamini, con una particolare attenzione sulle politiche etiche di Terna e sulla situazione occupazionale dello stabilimento ex Verbano di Novara. Una risposta, come da me sottolineato in fase di replica, fumosa e inconsistente. Una risposta che respinge ogni responsabilità della responsabilità governativa riguardo all'operato di Terna e delle proprie controllate. Una prospettiva quella attuale che non potrebbe essere più lontana da una politica aziendale volta ad uno sviluppo reale e, in un periodo di così profonda crisi occupazionale, di mantenimento di una forza lavoro specializzata. Ancora una volta quindi stiamo assistendo ad una pessima gestione aziendale dove a pagare sono come sempre i lavoratori e non il management. Auspichiamo che Terna, e di conseguenza il Governo, possano quanto prima rendersi conto della gestione scellerata del Caso Tamini da parte dell'amministrazione della stessa e rivalutare i propri rapporti con l'attuale management Tamini, prendendo anche in considerazione una rivalutazione o meno dei bonus ad essi riservati".
Lo stesso Crippa, insieme al sen. Carlo Martelli e al consigliere regionale Giampaolo Andrissi, sul caso Versalis afferma: "Un tentativo di cessione che non ci ha mai convinto perché orientato chiaramente a fare cassa, anche a costo di fare uscire l'Italia da un settore strategico dalle grandi potenzialità come la chimica verde. Il fallimento della trattativa è in parte anche frutto della pressione esercitata dal Movimento 5 Stelle che in più circostanze ha ribadito la necessità che il controllo su impianti, competenze e brevetti restasse nel nostro paese. Questo il nostro primo commento alla notizia dell'interruzione delle trattative tra Eni e il fondo americano SK Capital per la cessione di una quota di maggioranza delle azioni di Versalis S.p.A. Da subito avevamo espresso delle perplessità su questa cessione e ci siamo anche attivati sia alla Camera dei Deputati che il Regione Piemonte per scongiurare quello che per noi rappresenterebbe la fine dell'esperienza della chimica verde nel nostro Paese. Fra tutti i nostri contributi, andiamo ad esempio a ricordare la nostra partecipazioneall'assemblea dell'Eni, nel corso della quale abbiamo espresso le oggettive difficoltà a comprendere la ratio di un'operazione di cessione avviata proprio in un momento in cui Versalis stava ottenendo risultati storici. La chimica verde è un settore che deve restare nel pieno controllo italiano, per garantire lo sviluppo dei progetti avviati, così come deve restare italiano il patrimonio di conoscenze e brevetti che rischia di andare perso con le cessioni societarie all'estero. Purtroppo, considerando quanto appaia ormai palese come Eni non creda nella chimica verde e consideri Versalis solo un mezzo per acquisire nuova liquidità, non possiamo che considerare come il Governo continui a dimostrare scarsa lungimiranza sulle opportunità e sulle potenzialità del settore".
Infine la critica del deputato oleggese del Movimento 5 Stelle sul cosiddetto decreto Salva Banche: ""E’ uno scandalo che devono silenziare ad ogni costo. Al di là dei tempi di scadenza del decreto, è vergognoso che si metta la sordina al Parlamento in questo modo. Cosa hanno da dire il governo e la maggioranza agli imprenditori, agli artigiani e ai commercianti che sperano in un rapporto più fluido e onesto con il settore del credito?”. Lo commentano i deputati M5S rispetto alla decisione della presidenza di Finanze e Giustizia di porre la ‘ghigliottina’ sul dl 59 (banche). I presidenti hanno appunto dichiarato che il decreto oggi alle ore 15 avrebbe terminato il suo iter in commissione, a prescindere che la discussione sugli emendamenti fosse stata conclusa o meno. Un bavaglio scandaloso per le opposizioni, le imprese e i risparmiatori colpiti dal decreto ‘salva-banchieri’”. aggiungono. Basteranno nove mesi dopo tre rate non pagate e la banca potrà portarsi via il capannone: un abuso che loro chiamano ‘patto marciano’. Inoltre - rincarano gli eletti Cinquestelle - basterà un inadempimento che sarà deciso dalla banca nel contratto di finanziamento e l’istituto potrà anche prendersi macchinari, brevetti, scorte di magazzino o altri beni mobili non registrati dell’imprenditore. Uno scandalo che loro chiamano ‘pegno non possessorio’. E’ così che si pensa di favorire il credito alle Pmi? Stringendo loro un cappio intorno al collo? Stiamo parlando di quelle stesse imprese che poi hanno enormi difficoltà a recuperare in tempi brevi i loro crediti, soprattutto verso la Pubblica Amministrazione. La nostra battaglia contro il Pd dei banchieri proseguirà dentro e fuori i palazzi. Il M5S continua a lavorare per i cittadini e le Pmi”.