Trecate - Ci scrive Andrea Crivelli, consigliere comunale del centrodestra a proposito della Giornata del Ricordo, dedicata alle vittime delle foibe.
"Maestri, preti, soldati, operai, studenti: tutti Figli d’Italia seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave di Tito nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri barbaramente disseminati nelle cavità naturali del confine nord-orientale d'Italia. Carnefici impuniti, prosciolti o mai neppure processati. Il silenzio a volte è più doloroso di qualsiasi indignazione urlata, di qualunque dichiarazione, di qualunque verità. Il silenzio sulla tragedia delle Foibe, le cavità carsiche nelle quali furono sotterrati vivi dai partigiani slavo-comunisti del Maresciallo Tito migliaia di italiani, il silenzio sull’esodo di oltre trecento mila nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia, costretti a fuggire dalla ferocia e dalla pulizia etnica, costretti ad abbandonare le loro case, la loro terra, i loro ricordi radicati in secoli di italianità. Pagine tristi della nostra storia mai scritte, mai completamente metabolizzate da una Nazione che ha voluto e preferito dimenticare, accantonate per troppo tempo nel nome di una distorta “ragion di stato”, con il colpevole contributo di storici faziosi e la muta complicità della scuola pubblica: relegando a pochi un ricordo che dovrebbe appartenere al sentire comune del nostro Popolo. Solo nel 2004 il Parlamento ha istituto il 10 Febbraio Giorno del Ricordo: una data che non deve servire ad alimentare odi, perché la storia non è strumento di lotta politica; il 10 Febbraio dovrebbe essere il momento per raccogliere i sussurri e le voci di quel pezzo di Italia che non c’è più, eppure così viva nella memoria dei sopravvissuti; è l’esito di una battaglia di oltre un cinquantennio per riportare alla luce squarci di verità, nomi, testimonianze. E – non ultimo ma anzi elemento più importante – è strumento per cominciare a raccontare che cosa accadde in quegli anni anche nelle scuole italiane, troppo spesso immobili e troppo legate delle proprie certezze. Nessuno restituirà la vita a quelle voci, nessuno ripagherà con un pezzo di terra italiana, istriana, fiumana o dalmata i nostri fratelli cacciati dalle loro case. Tutto quello che possiamo fare è restituire loro la dignità del ricordo, perché non debbano mai più sentire attorno a loro il silenzio…".