Trecate - E’ iniziato il 3 ottobre, in Commissione Politiche europee, l’esame delle tre proposte di regolamento che definiscono la politica agricola comune (PAC) dell’UE 2021-2027. Relatore per la Lega è la deputata Elena Murelli. «Siamo preoccupati. Il ridotto ruolo delle Regioni - ha affermato Murelli - è un vulnus per l’Italia, perché sono proprio loro a conoscere meglio le realtà agricole e a predisporre i Psr in base alle diversità che caratterizzano le aree italiane. Il Nord ha poi una lunga tradizione di efficienza nell’uso dei fondi comunitari». Le rigide norme sul greening «hanno provocato molte critiche da parte degli agricoltori. Dovremo analizzare bene i Piani strategici nazionali, come chiede la Ue, perché si rischia di uniformare le scelte e di limitare l’intervento degli Stati in base alle loro esigenze».
Questo le cifre presentate in Commissione: «L’Italia avrebbe una dotazione complessiva di circa 36,3 miliardi di euro a prezzi correnti (24,9 miliardi per i pagamenti diretti, circa 2,5 miliardi per le misure di mercato e circa 8,9 miliardi per lo sviluppo rurale) e di circa 32,3 miliardi di euro a prezzi costanti (oltre 22,1 miliardi per i pagamenti diretti, circa 2,2 miliardi per le misure di mercato e 7,9 miliardi per lo sviluppo rurale). Si tratta comunque di una riduzione rispetto agli oltre 41 miliardi della PAC 2014-2020, di cui 27 miliardi per i pagamenti diretti, 4 miliardi per le misure di mercato e 10,5 miliardi per lo sviluppo rurale».
«Accolgo con favore – afferma la Consigliera incaricata del Comune di Trecate Patrizia Dattrino – che il Governo dice no a questa nuova Pac. Noi vogliamo tutelare l’agricoltura e l’agroalimentare del territorio e, se occorre, bisogna essere in trincea con gli agricoltori e gli allevatori. L’Italia rischia di vedere ridotta la dotazione di circa 4 miliardi, passando dai 41 ai 36,3 previsti dalla Ue. Ma non solo: verrebbe ridotto il potere delle Regioni di decidere i Psr e la Pac avrebbe un’impronta nazionale. Per dare un'idea dei tanti aspetti contrari e ritengo assurdi – conclude Dattrino - ci sono, tra l’altro, nuove varietà ibride e la produzione di vino senza alcol oppure la proposta di equiparare i vini aromatizzati agli spumanti».