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Il 25 Aprile a Galliate

70° della Liberazione, tra ricorrenze ed attualità

Galliate - Riportiamo il testo dell'elocubrazione del sindaco di Galliate, Davide Ferrari, in occasione del 25 Aprile, che quest'anno celebra il 70° anniversario della liberazione dal nazi-fascismo. "Nello scrivere questo discorso mi sono ispirato alle parole del presidente Mattarella rivolte qualche giorno fa alle rappresentanze delle forze armate. Quel discorso conteneva alcuni spunti di attualità che ho liberamente ripreso e sviluppato. Oggi ricorre il 70esimo anniversario della liberazione dall’occupazione nazifascista. Il venticinque aprile è la giornata della libertà di tutti, una libertà costata sacrifici e sangue, sofferenze e dedizione e in molti casi fino all’eroismo personale. L’unità di sentimenti e di popolo fu allora la prova della dignita che l’Italia riusci a dare a se stessa e al mondo dopo che molte istituzioni avevano ceduto l’indomani dell’8 settembre. Questa dignità è alle fondamenta della liberazione nazionale e della rinata idea di patria. Al contributo dei militari che si unirono in vari modi  alla lotta di liberazione e’ pienamente  riconosciuto l’apporto decisivo dei 600.000 assoldati internati nei campi di concentramento perché negarono ogni collaborazione  agli occupanti intendendo con questo loro atto di compiere un dovere verso l’Italia. Senza tutto questo non avremmo conquistato il traguardo della liberta e non avremmo intrapreso il cammino democratico che la costituzione  ha poi sancito. Non ci saremmo presentati nei difficili negoziati di pace con quel credito che gli alleati ci riconobbero comunque. Del brutto periodo della guerra civile ricordiamo simbolicamente il massacro delle fosse ardeatine:  il pensiero deve andare ai tanti, civili e militari, donne e uomini, giovani e anziani, che pagarono con la vita l'assurdità di una guerra d'aggressione, di una volontà di potenza, di una sopraffazione della dignità e della libertà. E questo fatto mi riporta ad un  altra importante ricorrenza. Il centenario del genocidio armeno, recentemente riconosciuto anche da Papa Francesco. Cento anni fa, mentre l’Europa entrava in guerra, un milione di armeni veniva trucidato per mano dell’impero Ottomano che temeva per l’indipendenza del popolo Armeno, sostenuto dalla Russia. Proprio Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli. L'operazione continuò l'indomani e nei giorni seguenti. Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento Queste marce furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell'esercito tedesco in collegamento con l'esercito turco, secondo le alleanze ancora valide tra Germania e Impero Ottomano. Marce della morte che possono essere considerate una prova ante litteram delle deportazioni naziste. Lottammo noi per la liberazione, lottavano gli Armeni per l’indipendenza… storie diverse, esiti diversi, con molti punti in comune e tra loro intrecciate in destini fatali. Dobbiamo ricordare questi fatti e saper custodire, e rivitalizzare, le istituzioni della nostra democrazia perché in esse c'è il lascito di chi, con coraggio e sacrificio, ha combattuto la battaglia per aprire a noi un futuro migliore. E dobbiamo fare altrettanto con i nostri figli e i nostri nipoti. Dobbiamo passare loro il testimone: indicando nella libertà la fonte dei diritti, ma al tempo stesso di responsabilità e di doveri. Nel giorno in cui celebriamo la liberazione dell'Italia, non possiamo evitare di pensare al mar Mediterraneo. Cosi come ieri la nazione si e’ sollevata contro la sopraffazione nazifascista, oggi l’Europa deve fare lo stesso contro chi opprime intere popolazioni, etnie, gruppi religiosi, costretti a fuggire dal fuoco delle armi, dall'indigenza, dal sopruso, dal fanatismo religioso. Dobbiamo unire l'impegno nel soccorso umanitario, ad  una lotta inflessibile contro i trafficanti di esseri umani e contro il terrorismo. Vogliamo che l'Europa democratica, protagonista settant'anni or sono nella lotta contro i responsabili dei peggiori crimini contro l'umanità, sia artefice di un'iniziativa nuova verso i Paesi d'Africa e del Medio Oriente per rimuovere lì le cause che provocano queste disordinate e pericolose migrazioni di persone disperate. Ma è purtroppo di questi giorni al notizia che le più importanti  nazioni europee hanno concesso aiuti materiali all’Italia, ma negato  la collaborazione nel soccorso dei rifugiati. Questo atteggiamento ci delude, perché quando è stato il momento di fare sacrifici per il bene dell’Unione Europea, l’Italia non si è tirata indietro, ottenendone oggi in cambio una sonora pernacchia. E’ come se oggi avessimo due invasioni: una da sud, non tanto per opera dei rifugiati, quanto per mano di coloro che vi si nascondono e che la guerra non la subiscono, ma la vogliono fare. Una da nord, per opera degli stati Europei che cercano di avere la meglio sulla nostra Nazione tenendola stretta al giogo delle leggi economiche. Questa Europa così com'è, non ci piace. Nel momento in cui celebriamo la Festa della Liberazione, il mio pensiero va anche ai due fanti di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che da oltre tre anni attendono giustizia: è la loro personale resistenza! A loro è rivolto il mio incoraggiamento, e ai loro familiari la mia vicinanza,  sperando  che l'impegno dell'Italia nei loro confronti non si sia attenuato. In questa ricorrenza, così importante per la nostra democrazia, desidero esprimere davanti a tutti voi, rappresentanti delle Associazioni partigiane, combattentistiche e d'Arma, la mia gratitudine verso i protagonisti e la solidarietà verso le vittime della lotta di liberazione. Continuate nella preziosa opera di accompagnamento delle nuove generazioni nel solco dell'impegno, della responsabilità, della solidarietà, della giustizia. Ne riceveranno beneficio la società civile e le nostre istituzioni democratiche. Viva la Repubblica. Viva l'Italia".