Galliate - "Le feste cittadine o di quartiere come per il recente caso del Rione di Bornate - scrivono per il coordinamento del Partito Democratico Alberto Cantone – segretario cittadino, Marco Ceriotti – consigliere comunale, Susanna Garzulano – consigliere comunale e Nicola Pomella - consigliere comunale - sono indubbiamente una risorsa da proteggere: sono promozione del territorio e salvaguardia delle tradizioni, sono momenti di partecipazione e condivisione sociale. Ma sono anche, come spesso accade, momenti di scontri fra parti ed interessi diversi. E’ in questi momenti che un sindaco deve essere catalizzatore di una sintesi per il bene comune; è in questi momenti di frizione che si vede la stoffa, il carisma, l’autorevolezza di un Primo Cittadino votato ad elezione diretta. Un sindaco che, peraltro, dovrebbe avere l’abitudine a “fare sintesi” nella propria maggioranza leghista-pidiellina, trasformando le ordinarie differenze partitiche in ricchezza. Ma negli ultimi mesi sono emersi sempre più episodi che delineano un sindaco incapace di affrontare le scelte amministrative e le profonde (di)visioni politiche fra i due partiti di maggioranza galliatese. Gli esempi recenti sono numerosi: l’estate scorsa la crisi su Streetgames (con posizioni differenti nella maggioranza e la rottura con gli encomiabili organizzatori galliatesi), a Natale i rimpasti di deleghe tutte nel campo leghista (con la pesante delega al Bilancio tolta all’assessore Carnevale e l’intoccabilità dei sei assessori pidiellini), a gennaio la spaccatura sulla mozione del governo Monti, oggi si è arrivati alla divisione in Giunta ed in Consiglio comunale sulla festa di Bornate. Quattro indizi forse non bastano a fare una prova, ma di certo non aiutano a continuare una storia amministrativa nata già precaria, con un Ferrari candidato sindaco, convertito improvvisamente e a pochi mesi dall’elezioni alla fede leghista, mal digerito dall’alleato pidiellino e forse dagli stessi leghisti storici galliatesi. Si è arrivati, tornando all’ultimo episodio legato alla festa del rione di Bornate, prima alla conta in Giunta, poi alla mozione riparatrice in Consiglio comunale. I dieci pidiellini opposti ai quattro leghisti che chiedevano di non spostare in altra zona la festa: toni accesissimi spesso al limite dell’insulto. Un argomento atipico per un Consiglio comunale in un momento di crisi economica e sociale che dovrebbe impegnarci prevalentemente su ben altri fronti: l’ultimo estremo tentativo di appellarsi ai sette consiglieri di minoranza per sopperire alle mancanze del sindaco pro tempore, incapace di fare sintesi. È in questo scenario che la questione ha assunto un significato squisitamente politico (nel senso deteriore del termine) che ha portato i Democratici con il gruppo di minoranza a dare un segnale chiarissimo durante la votazione: non vogliamo lo spostamento della festa di Bornate ma non possiamo neanche appiattirci tutti per fare da stampella a questo sindaco pro tempore, incapace di gestire e risolvere problemi interni alla propria maggioranza. Resta l’amarezza per una festa svoltasi per 28 anni con tante amministrazioni diverse, e che ora, con questo sindaco pro tempore, vede i problemi non risolversi ed esplodere. Ricordiamocene, la prossima volta che si andrà a votare. E ricordiamoci di chi promette e non mantiene, specie quando le promesse si fanno per telefono o videoconferenza…".